Il collante perduto
FRANCO GARELLI
Che cosa si nasconde dietro le vicende che si stanno consumando in Vaticano? Qual è la radice di veleni e scandali che coinvolgono quell’alta Sede che oggi appare più profana che «santa»?
Perché si nascondono dei corvi in quelle sacre mura che nell’immagine collettiva dovrebbero ospitare soltanto colombe?
Interrogativi come questi non sono frutto di una visione ingenua delle dinamiche religiose e dei rapporti interni al centro della cattolicità. La lunga storia del cristianesimo e delle religioni ci ha reso edotti dei molti conflitti e misfatti che si possono perpetuare «in nomine Domini» e del rischio che corrono gli uomini di chiesa di cedere alle lusinghe del potere e della gloria mondana. Insomma: anche la chiesa, in quanto istituzione umana è segnata dal limite e dal peccato, tratti questi che per i credenti non mettono in discussione la sua natura e missione salvifica.
Eppure ci sono almeno due buone ragioni che creano sconcerto per ciò che sta avvenendo di questi tempi tra le mura del Vaticano e nei dintorni. Ragioni che colpiscono non solo i cattolici ferventi e praticanti, ma anche una vasta opinione pubblica, che ha spesso accreditato la chiesa cattolica universale di un modo del tutto particolare di gestire il potere - ad un tempo vetusto ed efficace - capace di contenere al proprio interno i conflitti, di presentarsi in termini unitari all’esterno, in nome di un’autorità centrale (il Papa) e di un ideale (l’evangelizzazione e la promozione umana) che univa le anime religiose più diverse: i liberal e i conservatori, i pensatori e gli uomini di azione, la chiesa delle parrocchie e quella dei movimenti ecc.
Il primo fattore di turbamento è che la crisi in atto nella Curia romana avvenga con Papa Ratzinger «regnante», con un pontefice che nel suo programma di governo ha messo al primo posto sia l’integrità dottrinale sia la voglia di pulizia dentro la chiesa. Su questi temi Benedetto XVI si è si è sempre espresso con grande fermezza, denunciando a più riprese la «sporcizia» presente nella chiesa, prendendo di petto la questione della pedofilia del clero cattolico, lanciando continui moniti ai vescovi e ai preti di non lasciarsi irretire in una logica di potere religioso o profano del tutto estranea alla missione apostolica. Ciò che sta avvenendo nei Sacri Palazzi sembra dunque non rispecchiare gli indirizzi di fondo d’un pontificato che pure coltiva un’idea di chiesa trasparente e non compromessa.
Un altro elemento di sconcerto riguarda l'immagine pubblica dei vertici della chiesa cattolica, che esce certamente indebolita dai report di questi giorni; manifestando divisioni e frammentazioni interne non diverse da quelle di cui oggi sono affette molte altre istituzioni. La società liquida e instabile ha intaccato anche la chiesa cattolica? Come comporre i messaggi di speranza religiosa e umana veicolati (e attesi) dal Papa e dai Vescovi con l’immagine di una chiesa segnata al suo interno da non pochi conflitti e steccati?
In effetti il mondo ecclesiale (sia nei piani alti sia a livello di base) si presenta oggi particolarmente frammentato. Ce lo ricordano il caso Boffo; le tensioni tra il Segretario di Stato Vaticano e il Presidente della Cei per come interpretare il rapporto tra la chiesa e la politica in Italia; la vicenda dell’arcivescovo Viganò (già segretario del Governatorato del Vaticano) e del presidente della banca vaticana Gotti Tedeschi, entrambi rimossi per le loro divergenze col primo ministro del Papa sui temi della trasparenza finanziaria della Santa Sede. Ma il malessere coinvolge anche i rapporti tra diverse anime ecclesiali, com’è emerso dalla lettera (resa pubblica di recente) inviata un anno fa al Papa dal successore di don Giussani in cui si stigmatizzava lazione dei cardinali Martini e Tettamanzi a Milano e si proponeva un cambio di indirizzo pastorale.
Come si è giunti a questa situazione complicata? C’è chi chiama in causa la carenza di leadership nella chiesa, che si manifesterebbe non tanto nel suo vertice alto, quanto in dirigenti poco qualificati rispetto alle sfide del tempo presente; altri evocano l’idea che negli ultimi decenni (da Giovanni Paolo II in poi) il reclutamento dei vescovi e del personale della curia abbia privilegiato più i criteri della «fedeltà» e dell’omogeneità di pensiero che quello della rappresentanza delle diverse e migliori componenti del cattolicesimo mondiale.
Ma su tutto credo che la chiesa d’oggi abbia problemi di governance. Fors’anche per un Pontefice che per il suo tratto di grande teologo e uomo di cultura è meno propenso a dar rilevanza al carattere «politico» del suo alto ruolo. Non si può chiedere alla chiesa di cambiare la sua forma gerarchica, anche se la corresponsabilità è lo stile affermato dal Concilio. Ma in questo quadro occorre mettere tutti in rete e far sì che le migliori risorse (anche di sensibilità diversa) siano unite in un progetto comune. Oggi questo collante sembra essersi indebolito, per cui ogni enclave può fare la sua battaglia convinta che sia quella della chiesa.
© Copyright La Stampa, 27 maggio 2012 consultabile online anche qui.
1 commento:
Ratzinger «regnante», con un pontefice che nel suo programma di governo ha messo al primo posto sia l’integrità dottrinale sia la voglia di pulizia dentro la chiesa. Su questi temi Benedetto XVI si è si è sempre espresso con grande fermezza, denunciando a più riprese la «sporcizia» presente nella chiesa, prendendo di petto la questione della pedofilia del clero cattolico, lanciando continui moniti ai vescovi e ai preti di non lasciarsi irretire in una logica di potere religioso o profano del tutto estranea alla missione apostolica. Ciò che sta avvenendo nei Sacri Palazzi sembra dunque non rispecchiare gli indirizzi di fondo d’un pontificato che pure coltiva un’idea di chiesa trasparente e non compromessa.
Appunto perchè sta lottando contro un marciume che si trascina da anni troppi anni ma, che nessuno ha mai avuto il coraggio di combattere Benedetto XVI sta subendo tutto questo da anni! Non si usi questo argomento per farlo sembrare un Papa debole incapace di gorvarnare. Queste sono reazioni di coloro che per anni hanno avuto potere di fare in Vaticano il bello ed il cattivo tempo complice anche l'immunità mediatica perchè bisognava salvare a tutti i costi l'apparenza! Evidentemente, questa gente ha ancora potere ma, forse, temendo che prima o poi con Benedetto XVI questo potere potrebbe sfuggirgli dalle mani per sempre, cerca di indebolirlo anche assoldando i suoi collaboratori più stretti promettendo chissa che cosa. Chi poi spera nelle dimissioni del Papa, ha sbagliato di nuovo i suoi conti. Quel 19 Aprile 2005 LO SPIRITO SANTO SCELSE RATZINGER perchè evidentemente era ora di fare pulizia e se QUESTO E' IL COMPITO DI BENEDETTO XVI IN MEZZO A MILLE DIFFICOLTA' CI RIUSCIRA' ED QUESTO CHE QUALCHE CURIALE TEME EVIDENTEMENTE QUALCUNO CHE HA SEMPRE FATTO IL BELLO ED IL CATTIVO TEMPO PER VENTI ANNI E PIU' E NON VUOLE MOLLARE L'OSSO!
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