domenica 4 marzo 2012

«Quella luce in fondo al tunnel». Il caso che commuove il Papa (Borgia)

«Quella luce in fondo al tunnel»

Il caso che commuove il Papa


di Pier Francesco Borgia

Roma
Una luce in fondo a un tunnel. Una musica celestiale. Insomma una speranza. Come in tanti film. È così che nell'immaginario di tutti viene vista l'esperienza del coma.
questa convinzione ha un sigillo di tutto rispetto: un sigillo papale.
Nel corso degli esercizi spirituali che si sono tenuti nella cappella Redemptoris Mater del Palazzo Apostolico il Papa ha fatto cenno all'esperienza del coma, come di una metafora esistenziale. «Spesso ci troviamo in un tunnel oscuro in piena notte, ma, per la fede, alla fine vediamo luce e sentiamo una bella musica, percepiamo la bellezza di Dio».
Rivolgendosi in particolare al cardinale Laurent Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Kinshasa (Congo) che quest'anno ha dettato le meditazioni degli esercizi spirituali, il pontefice ha sottolineato di essere «rimasto particolarmente colpito» da una storia citata da Pasinya, in cui «parlava di un amico che, mentre era in coma, aveva avuto l'impressione di stare in un tunnel oscuro, ma alla fine era riuscito a vedere un po' di luce e soprattutto aveva sentito una bella musica». Il Papa, nel suo discorso, ha preso spunto di questo toccante racconto per affermare che questa è «una parabola della nostra vita». «Spesso - ha spiegato il pontefice - ci troviamo in un tunnel oscuro in piena notte, ma, grazie alla fede, alla fine percepiamo la bellezza di Dio, del cielo e della terra, di Dio creatore e della creatura». «È vero: spe sumus salvati» ha concluso il Papa citando la lettera di San Paolo ai Romani.
Una volta risvegliatisi dal coma, un paziente su cinque racconta infatti di essersi trovato in una sorta di galleria buia, in fondo alla quale poteva scorgere una forte luminosità. In alcuni casi, i pazienti affermano di aver potuto addirittura osservare, a occhi chiusi e come dall'esterno del proprio corpo, ciò che accadeva nella stanza dove erano degenti. Queste esperienze vengono spiegate dalla stragrande maggioranza degli stessi pazienti come contatti anticipati con l'Aldilà.
Secondo alcune ricerche, però, il fenomeno sarebbe causato da allucinazioni di natura chimica provocate da livelli altissimi di serotonina, un neurotrasmettitore attivo nella regolazione dell'umore e nell'elaborazione di immagini e suoni. Resterebbe tuttavia da chiarire come a occhi chiusi alcuni abbiano visto particolari, poi verificabili, ad esempio sulle persone in visita. Il Papa non si è soffermato sulle possibili spiegazioni del fenomeno, limitandosi a ringraziare chi ha raccontato l'episodio durante le meditazioni, per la riflessione che ne è scaturita e, più in generale, «per la guida - ha detto rivolto al cardinale di Kinshasa - che ci ha donato in questi Esercizi».
«Lei ci ha guidato - ha aggiunto - nel grande giardino della Prima Lettera di San Giovanni e così in tutta la Scrittura, con grande competenza esegetica e ha condito queste sue meditazioni con belle storie, prese dalla sua cara terra africana, che ci hanno dato gioia e aiutato».

© Copyright Il Giornale, 4 marzo 2012 consultabile online anche qui.

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