mercoledì 21 marzo 2012

Mafia, il vice procuratore antimafia Sciacchitano: è forma di incultura (Izzo)

MAFIA: GIUDICE SCIACCHITANO IN VATICANO, E' FORMA DI INCULTURA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 20 mar.

Per sconfiggere davvero la mafia occorre vincere la sfida "cultura contro incultura". Lo ha spiegato il vice procuratore antimafia Giusto Sciacchitano, presente oggi alla conferenza stampa tenuta dal cardinale Gianfranco Ravasi e da due vescovi siciliani per presentare la tappa palermitana del "Cortile dei gentili", che il Papa vuole sia il "luogo" del dialogo tra la Chiesa e i non credenti.
"La mafia - ha affermato il giudice - e' sostanzialmente 'incultura', 'anti-cultura'. La mafia si combatte con il diritto, con la parte repressiva, ma si combatte forse soprattutto con la cultura. Quindi, cultura contro incultura: ecco perche' il Cortile a Palermo ha un significato veramente molto profondo. Se mettiamo insieme religione e diritto per affrontare non solo la mafia siciliana ma in questo senso la mafia internazionale, abbiamo dato - ha sottolineato Sciacchitano - un significato molto profondo a questo incontro".
Il procuratore Sciacchitano ha anche raccontato un episodio significativo che dimostra come il male sia attraente per i piu' deboli culturalmente: "all'estero - ha detto - sono molto seguite le nostre fiction sulla mafia, sul genere della 'Piovra', ma mai nessuno si interessa al commissario, al personaggio positivo, tutti sono assolutamente interessati - ha detto il magistrato - alla vicenda del capomafia, era quello che dava il senso della nostra realta'".
Particolare impegno e' stato messo dunque nell'organizzare l'evento di Palermo in modo da evitare l'impressione di un incontro accademico di alto livello, per coinvolgere invece anche le giovani generazioni, tanto che prt la prima volta vi saranno laboratori indirizzati ai ragazzi delle scuole (denominati "Il cortile dei bambini"). "Don Pino Puglisi ha raccontato di un bimbo della sua parrocchia che un giorno rifiuto' di confessarsi perche', disse, 'e' inutile che lo faccia, tanto domani mi tocca rubare di nuovo'", ha ricordato in proposito monsignor Carmelo Cuttitta, vescovo ausiliare di Palermo.
Ad aprire il Cortile dei Gentili, la sera del 29 marzo nel Duomo di Monreale sara' una lectio magistralis del cardinale Ravasi per il quale quella di Palermo e' una tappa "veramente significativa soprattutto perche' si annoda attorno a un tema, come quello della legalita' e poi anche del dialogo interreligioso, che e' incarnato nel terreno della Sicilia, nel terreno di Palermo". "Pensiamo soltanto - ha detto il cardinale milanese - alla parola 'mafia', che e' quasi l'antipodo della legalita', ma al tempo stesso sappiamo quanto questo modello in realta' sia universale. Tant'e' vero che si usa parlare tranquillamente di mafie e di violazione della legalita' in contesti diversissimi, con tipologie differenti. Un tema che vede coinvolto in maniera viva e sensibile non soltanto il credente, ma anche il non credente. E' proprio uno dei 'Cortili' dove piu' facilmente il dialogo si potra' sviluppare".
Intervenendo in sala stampa vaticana alla presentazione della tappa palermitana del Cortile dei gentili, il vescovo di Acireale, monsignor Antonino Raspanti, si e' soffermato da parte sua sul tema del rapporto tra i mafiosi e la fede. "In passato - ha osservato - c'era una matrice sociale compatta, composita, in cui lo Stato, la Chiesa, la mafia' finivano per essere tutt'uno", oggi, invece, che la Chiesa perde oggettivamente forza socioeconomica e appeal a diversi livelli - ha commentato monsignor Raspanti - scivola anche nell'interesse dello stesso mafioso, esce dall'interesse del mafioso".
"Questo - ha sottolineato il vescovo di Acireale - ci pone piu' a fondo la domanda se il Vangelo plasma o non plasma e in che misura gli uomini di chiesa sono disposti a mettere i paletti su cio' che si puo' accettare o no, compresa la partecipazione di mafiosi alle feste religiose, alle confraternite, alla fede e al rapporto ostentato con i sacerdoti".
"Deve essere sempre chiaro - ha concluso monsignor Raspanti - che una mentalita' mafiosa - siciliana o delle mafie in generale - e' assolutamente antitetica e contraddittoria con il Vangelo di Gesu' Cristo che la Chiesa porta. Allora, vorremmo davvero che con il Cortile a Palermo ci fosse, anche nella prassi, una netta separazione e una netta spinta, e dunque un incoraggiamento, a capire come poter essere alleati nell'affermare la legalita'. E se poi questo impegno si allarga oltre la Sicilia, cio' e' proprio quello che noi desidereremmo".

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