mercoledì 8 febbraio 2012

La veglia penitenziale nella chiesa di Sant'Ignazio nel bel commento di Giovanna Chirri

PEDOFILIA: VEGLIA MEA CULPA A ROMA PER LEADER CHIESA

(di Giovanna Chirri)

(ANSA) - ROMA, 7 FEB

Quindici minuti in silenzio e nel buio quasi assoluto. Poi, dai lager al fungo di Hiroshima, da un rapace pronto a piombare su un nido a corpi sporchi di barboni abbandonati sull’asfalto, vengono proiettate una serie di immagini forti di dolore, e altre forti di bellezza, come le Madonne di Caravaggio e Botticelli o la mano di Dio e dell’uomo di Michelangelo che si cercano nella Sistina.
Questi i simboli della veglia penitenziale organizzata nella chiesa di Sant’Ignazio con cui i rappresentanti di 110 conferenze episcopali del mondo e i superiori di oltre trenta ordini religiosi, riuniti a Roma per il simposio contro gli abusi del clero organizzato dalla Santa Sede, hanno voluto significare l’ammissione di responsabilita’ della Chiesa nel non aver protetto i bambini e la presa di coscienza di quanto dolore i piccoli hanno sofferto per colpa dei carnefici e di chi ha girato lo sguardo dall’altra parte.
Nella chiesa dei gesuiti, sotto la volta illusionista di Andrea Pozzo, guidati dal prefetto della Congregazione per i vescovi card. Marc Oullet, sono radunati i partecipanti al Simposio che si svolge da ieri a giovedi’ alla Gregoriana.
Tra brani biblici e preghiere, Oullet chiede ’pieta’’ a Dio: ’ci e’ stato affidato - dice - il compito di essere sacramento di salvezza, ..sulla tua promessa siamo andati per combattere il male del mondo..ma con stupore e vergogna ci accorgiamo che questo male rimane sempre dentro di noi e gravemente offusca la nostra testimonianza ecclesiale; noi che dovevamo portare la salvezza ai ’piccoli’ siamo talvolta divenuti strumento del male contro di loro’.
’Abbiamo peccato, - gli fa eco un vescovo - non abbiamo saputo ascoltare il dolore di molti ’piccoli’, abbiamo avuto paura e orrore del peccato che ci ha ferito...’.
Un fedele prega per ’quanti, a causa della debolezza dei tuoi ministri hanno perso la fede in Te e la fiducia nella tua chiesa’ e per ’coloro che hanno creato scandalo nel tuo gregge...’. Avvicinatasi alla grande croce al centro dell’ambone Maria Collins, la signora irlandese abusata a 13 anni da un sacerdote che oggi ha raccontato all’assemblea dei leader della Chiesa cattolica la propria tragedia, prega: ’Signore, per noi e’ pesante e difficile perdonare coloro che ci hanno fatto del male, chiediamo la grazia di unirci al perdono che dalla croce hai fatto scendere sulla umanita’ peccatrice come balsamo di guarigione perche’ la tua Chiesa sia sanata anche dal nostro perdono’.
Questa mattina ad ascoltarla in assemblea c’era un uditorio attento e sinceramente toccato.
Richiesta di perdono e ascolto delle vittime sono state le cifre della seconda giornata di lavori del simposio. Ascoltare una persona che e’ stata abusata e magari per decenni non ha trovato il coraggio di parlare aiuta la Chiesa a capire, ad assumersi responsabilita’, a riconoscere i propri errori.
Benedetto XVI lo ha sperimentato dal suo primo incontro con un gruppo di vittime di abusi, nel 2008 a Washington. Ascoltare le vittime e collaborare con la giustizia civile sono i binari scelti da papa Ratzinger per una svolta contro gli abusi. Con la voce di Marie Collins le vittime auspicano che la Chiesa chieda perdono per non aver saputo proteggere i bambini. La veglia di questa sera vuole essere una risposta. Come e’ il Centro per la protezione dei bambini appena sorto a Monaco.
Quello degli abusi, ha detto il presule americano Stephen Rossetti, e’ un problema ’antico’, si tratta di un ’processo lungo e forse lento, ma - ha assicurato - il processo e’ cominciato, la Chiesa ha imboccato la sua strada, il cammino procedera’’.

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