mercoledì 4 gennaio 2012

Ricostruire dalle rovine. Intervista al card. O'Malley a dieci anni dallo scandalo degli abusi a Boston (Traduzione)

Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo la seguente traduzione ringraziando di vero cuore la curia vescovile della Diocesi di Porto-Santa Rufina per il grande impegno.

"RICOSTRUIRE DALLE ROVINE: INTERVISTA AL CARDINAL O'MALLEY A 10 ANNI DALL'INIZIO DEGLI SCANDALI DI ABUSO SESSUALE A BOSTON"

Link: www.ncregister.com/daily-news/rebuilding-from-the-ruins-cardinal-omalley-on-the-2002-boston-sex-abuse-sca/

Titolo in inglese: Rebuilding From the Ruins: Cardinal O'Malley on the 2002 Boston Sex-Abuse Scandal and Aftermath

Titolo suggerito in italiano: "RICOSTRUIRE DALLE ROVINE: INTERVISTA AL CARDINAL O'MALLEY DI BOSTON"

Dieci anni fa, la crisi degli abusi sessuali da parte di membri del clero di Boston, travolgeva l'Arcidiocesi portando all'attenzione globale una piaga da troppo tempo occulta che ha distrutto l'innocenza di minori, rovinato famiglie, severamente danneggiato ovunque la credibilità delle autorità ecclesiastiche e condotto a un miliardo circa di dollari di risarcimento alle vittime (Nota del Traduttore: il giornalista americano le chiama sempre "survivors", sopravvissuti).

Il Cardinal Seàn Patrick O'Malley fu nominato arcivescovo di Boston nel 2003, sostituendo il Cardinal Bernard Law che si era dimesso dopo la pubblicazione, nel 2002, di documenti sul personale dell'Arcidiocesi che rivelavano il riassegnamento a nuove parrocchie dei sacerdoti accusati in modo credibile di abuso sessuale su bambini, e non la rimozione dal loro ministero e senza avvertire i relativi parrocchiani dei loro abusi.

In un'intervista con il caporedattore di National Catholic Register, Joan Frawley Desmond, il Cardinal O'Malley discute su una serie di argomenti, dal cammino verso la guarigione e la riconciliazione spirituale delle vittime, alla ricostruzione della credibilità morale della Chiesa, e alle sanzioni per quei vescovi che omettono di proteggere gli innocenti.

Quando arrivò a Boston nove anni fa, l'allora Arcivescovo O'Malley aveva già affrontato scandali di abuso sessuale di membri del clero in due altre diocesi. Nel 1992, era stato nominato nella confinante diocesi di Fall River, Massachussets, dove l'ex sacerdote James Porter verrà successivamente condannato dai 18 ai 20 anni di carcere per aver abusato di 28 bambini.

Il Cardinal O'Malley ha governato anche da vescovo per solo un anno, dal 2002 al 2003, la diocesi di Palm Beach, Florida, dopo le dimissioni del vescovo Anthony O'Connell. Aveva ammesso infatti di aver abusato sessualmente di un seminarista adolescente 20 anni prima.

Nel 2010, quando anche la Chiesa in Irlanda fu travolta dagli scandali degli abusi sessuali da parte di membri del clero, il Cardinal O'Malley fu nominato Visitatore Apostolico di alcune diocesi e seminari irlandesi, compresa l'Arcidiocesi di Dublino.

Domanda: Nel 2003, Lei si insediò come nuovo Arcivescovo di Boston in seguito alle dimissioni del Cardinal Bernard Law. In che modo ricostruisce la Chiesa dalle sue rovine?

All'inizio, è stato scoraggiante - c'erano tante ferite e rabbia, e c'erano conseguenze economiche talmente disastrose. C'era un calo delle vocazioni. Da qualsiasi parte ci giravamo, c'era crisi e sofferenza.
Tuttavia, pur in tale situazione, resta ferma la nostra convinzione che Cristo non abbandona la Sua Chiesa - anche se non ci ha promesso che sarà facile.
Noi l'abbiamo letto come una chiamata alla conversione. Mi ha fatto concentrare, per la mia stessa vita, su ciò che realmente è essenziale: il nostro rapporto con Dio. Tutto il resto accaduto nel passato - tutti i dolori e le sofferenze - si è posto in una prospettiva nuova.
L'abbiamo chiamato "ricostruzione della fiducia", il cercare cioè di aiutare le vittime a fidarsi ancora di noi. Voleva dire che prendevamo la cosa con serietà e che non avremmo più permesso il ripetersi di tali cose.
La trasparenza è stata una parte importante per la ricostruzione. Abbiamo pubblicato tutto quanto riguarda le nostre finanze. Abbiamo pubblicato più di qualsiasi altra diocesi nel mondo.
Abbiamo voluto farlo perché il denaro speso per i casi di abuso sessuale era un argomento molto scottante. Volevo dimostrare che non usavamo i fondi delle parrocchie, che alcune parrocchie venivano chiuse sì, ma non per pagare i risarcimenti degli abusi sessuali. Il denaro infatti lo abbiamo ricavato dalla vendita della residenza episcopale.

La ricostruzione della fiducia ha fornito un codice per i comportamenti pastorali, ma non tutti erano d'accordo sulla sostanza di quei comportamenti.

Il mio deciso intento era di far capire alla gente quello che era successo, i comportamenti che mettevamo in atto, e la nostra determinazione a far rispettare quei codici per far sì che le nostre parrocchie e le nostre scuole siano le più sicure possibili per i giovani.
I parroci venivano da me dicendo: "non possiamo togliere del tempo dal nostro insegnamento catechistico e metterci a fare l'addestramento per -un- ambiente- sicuro, quando lo fanno già nelle scuole pubbliche".
Io rispondevo: "Stupendo, ma verifichiamo se davvero le scuole pubbliche lo facciano". E quando hanno controllato, hanno scoperto che non veniva fatto in nessuna scuola pubblica.
All'inizio, molti hanno resistito. In particolare, alcuni non erano d'accordo nel chiedere ai volontari di esaminare i contesti di vita dei fanciulli. Dicevano che era invasivo, che era già abbastanza difficile trovare dei volontari per poi offenderli chiedendo loro di fare queste cose.
Altri dicevano che assomigliava troppo all'educazione sessuale. Io ho ascoltato le obiezioni di tutti, adattandole all'età appropriata.
Ma una volta posto in atto l'addestramento, un grande numero di bambini ha rivelato di aver subito abusi da parenti, non da sacerdoti. Questo ha aperto gli occhi alla gente. Si sono resi conto che dovevamo assolutamente fare qualcosa.
Così, molti si sono fatti avanti per aiutare. Solo per mettere in atto l'ambizioso codice comportamentale, ci sono volute migliaia di volontari per le scuole e i programmi di catechismo.

Fin dal Suo arrivo, Lei si è incontrato di continuo e regolarmente con i sopravvissuti. In quali altri modi ha tentato di raggiungere in modo diretto quei cattolici molestati da sacerdoti?

Il giovedì dell'Ascensione 2006, abbiamo iniziato un 'Pellegrinaggio di Pentimento e di Speranza: la Novena allo Spirito Santo' tenuta in nove comunità che avevano sperimentato storie di abusi sessuali. La speranza era quella di manifestare pubblicamente il dolore e la contrizione da parte della comunità per la sofferenza delle vittime e delle loro famiglie, ed anche invitare coloro che si erano allontanati per lo scandalo a ritornare a far parte della Chiesa.
Migliaia di persone hanno partecipato a ogni giorno della novena fatta di preghiere, salmi, letture. Io ho parlato, così pure alcune delle vittime e i loro familiari. Abbiamo invitato i sacerdoti dell'Arcidiocesi, che sono venuti numerosi. Hanno pregato prostrati sul pavimento, recitando litanie, chiedendo perdono.
In seguito, molti mi hanno detto che quella novena era stata la ragione del loro rientro nella Chiesa. Quelle parrocchie in cui si era celebrata avevano avuto una grandissima sofferenza. Per molti è stata l'occasione per esprimere i loro sentimenti. E' stato molto importante che i sacerdoti vi abbiano partecipato.
Ho incoraggiato i sacerdoti anche a Dublino (dove si è recato in qualità di Visitatore Apostolico per i casi di abusi sessuali nella Chiesa d'Irlanda), perché ho sperimentato che è un veicolo per la guarigione e, quando ero là, abbiamo fatto una liturgia di memoria e di pentimento molto ben accolta e partecipata.

Lungo tutto questo periodo, qual è stata l'esperienza della grande maggioranza dei sacerdoti che non hanno nulla a che fare con gli abusi?

Abbiamo riscontrato che i fedeli impegnati in parrocchia hanno sostenuto i loro preti. Ma quei cattolici che vanno in chiesa solo occasionalmente, erano molto più diffidenti verso i preti. E quelli che erano già lontani, si sono allontanati ancora di più.
I fedeli cattolici sapevano quanto i sacerdoti fossero feriti, e hanno cercato di sostenerli. Al mio insediamento nell'Arcidiocesi, al momento in cui ho ringraziato i sacerdoti, è scoppiato un lungo, fragoroso applauso. Gli stessi sacerdoti sono rimasti sorpresi.

Che cosa Le ha dato speranza?

Ho cercato di chiamare i fedeli ad un impegno più profondo per essere una Chiesa evangelizzante. Non possiamo più rimanere una Chiesa di mantenimento. Abbiamo nominato un'équipe di persone per lavorare sulle vocazioni ed anche per i giovani.
Quando sono arrivato qui, i preti mi dicevano di chiudere il seminario - c'erano solo 25 seminaristi. Adesso ne abbiamo 70 che studiano per diventare sacerdoti per l'Arcidiocesi, e non abbiamo spazio sufficiente per i seminaristi di altre diocesi. Si è fatto più intenso il programma sul diaconato: invece di un corso ogni quattro anni, ora abbiamo un corso ogni anno.
Molti si sono fatti avanti per aiutare la Chiesa. Il nostro nuovo Centro Pastorale è dono di un benefattore. Hanno fatto raccolta di denaro per le scuole cattoliche e le chiese. Mi dicono: "I nostri nonni che fuggivano dalla carestia, costruivano chiese. Noi ora che facciamo?".
Abbiamo più cappellani nelle forze armate di qualsiasi altra diocesi.

Ora abbiamo una politica nazionale di tolleranza zero per i sacerdoti accusati in modo credibile di abuso, ma poche sanzioni sono state imposte finora nei confronti dei vescovi negligenti. Nel prossimo futuro, la Chiesa dovrà fissare un chiaro ordinamento disciplinare per i vescovi che omettono di proteggere i bambini?

La mia speranza è che, con i chiarissimi codici di comportamento in vigore, se un vescovo è indifferente alla protezione dei fanciulli, credo che sia qualcosa che esige attenzione da parte della Santa Sede. Ovviamente, qui a Boston il Cardinal Law si dimise, e la Santa Sede accettò le sue dimissioni.
Andando avanti, abbiamo bisogno di affrontare il problema, poiché si è fatta chiarezza su quelli che sono stati gli errori nel passato - per non ripeterli più.
Parte del problema nel passato era che i vescovi e la gente in generale, non sospettavano minimamente quanto male venisse fatto a questi bambini.

Perché non avevano sospetti?

Beh, diciamo che non ne avevano idea. Tutta l'attenzione si appuntava sull'autore del crimine. Quando andai vescovo a Fall River, esaminai il dossier dell'ex sacerdote James Porter, un predatore, un uomo molto malato che aveva abusato di centinaia di fanciulli.
Leggendo il dossier, notai che lo schema era sempre lo stesso: il vescovo lo rimuoveva, lo mandava in un istituto psichiatrico, spesso di ispirazione non-cattolica. Lo psichiatra faceva un rapporto in cui diceva: "Adesso il prete sta bene e può essere riassegnato".
I vescovi si avvalevano del consulto di questi professionisti, i quali ovviamente ignoravano che non esiste una cura, e ignoravano pure che i predatori sono una minaccia. E' una disgrazia che il vescovo non se ne sia reso conto prima. Alla fine, Porter fu ridotto allo stato laicale.

Esaminando i casi degli scandali di Boston, emerge che alcuni - compreso un vescovo ausiliare e dei laici - tentarono invano di convincere l'Ordinario del luogo a rimuovere in modo permanente i predatori. Gli scandali hanno alterato il profilo di lavoro dei vescovi?

Se non sai fare cose difficili, non devi essere vescovo. Ci sono sempre scelte molto dure da fare. E' quello che ho detto ai sacerdoti dal primo giorno che sono venuto a Boston. Qui ogni scelta è un dilemma.... Sei in croce se fai una scelta, o sei in croce se non la fai.

Riguardo al punto di conciliare l'esigenza di protezione dei bambini con i diritti dei sacerdoti - che succede quando si muove un'accusa senza prove reali?

In questi casi, mi avvalgo della risorsa di una commissione d'indagine, che ho sempre istituito in ogni diocesi in cui sono stato. In tale commissione ho voluto che ci fossero vittime e loro famiglie insieme a giudici, preti ed altri.
Questo consente una lettura indipendente, ed è anche di grande aiuto quando un'accusa è senza fondamento e vuoi riammettere un prete al suo ministero. Non "il vescovo dice", ma questo gruppo di uomini e donne, tutti volontari ed alcuni perfino non cattolici, che concordano che la persona sotto indagine sia restituita al ministero.

Per quanto riguarda la responsabilità episcopale, si è sviluppato uno schema leggermente diverso in Irlanda, dove alcuni vescovi si sono dimessi. Come lo spiega?

Non posso parlare in modo specifico, ma in certi casi vi è stata una presa di coscienza della propria responsabilità... Nel caso di un vescovo irlandese che si era dimesso, c'è stata una grossa reazione contraria. La gente diceva: "non doveva dimettersi". Ma lui stesso riconosceva di non aver fatto abbastanza. Ogni caso è diverso dall'altro.

Alcuni cattolici sostengono che, mentre l'attenzione dei mass media ha posto l'accento sugli errori dei vescovi nel non fermare il comportamento criminale, ci sono altri problemi che si aggravano e che hanno bisogno di guida efficace, come l'esigenza di una migliore catechesi, ma questi non ricevono la stessa attenzione.

C'era un tempo in cui certi vescovi si vedevano solo molto raramente, e avevano uno scarsissimo contatto con il clero. Un mio predecessore era solito andare alle Bahamas per Natale e rientrava soltanto a Pasqua.
Il vescovo deve essere presente fra la sua gente. Deve essere attivo.
E contemporaneamente, la crisi in molti modi ha reso qui più difficile mobilitare i sacerdoti per presentare la dottrina della Chiesa su temi quali il "matrimonio" tra persone dello stesso sesso. Molti di loro sono abbastanza malandati e mi dicevano: "Lei vuole che parli di che cosa?".
L'intero ruolo profetico della Chiesa è stato danneggiato dagli scandali. Fin troppo spesso quando la Chiesa leva la voce su uno qualsiasi di questi temi che sono difficili, dicono: "Beh, voi avete permesso che i bambini venissero violentati, come potete parlare?".
Durante un consiglio presbiterale ho parlato del suicidio assistito e ho detto: "Dobbiamo riaffermare il nostro ruolo profetico su questo tema. Ciò non significa che dobbiate presentarlo in modo tale da ferire la sensibilità della gente, come pure quando si predica sull'aborto - sapendo che c'è qualcuno in chiesa che ha avuto un aborto, o quando si predica sul "matrimonio" fra persone dello stesso sesso, quando avete parrocchiani omosessuali".

(trad. it. G. Rizzieri)

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