sabato 7 gennaio 2012

Novità nel rito per la creazione di nuovi cardinali. Introdotte dall’ufficio delle Celebrazioni Liturgiche e approvate dal Pontefice (O.R.)

Introdotte dall’ufficio delle Celebrazioni Liturgiche e approvate dal Pontefice

Novità nel rito per la creazione di nuovi cardinali

Novità nei concistori ordinari pubblici per la creazione di nuovi cardinali.
Il rito in vigore fino a oggi viene rivisto e semplificato, con l’approvazione del Santo Padre Benedetto XVI: in sostanza si unificano i tre momenti dell’imposizione della berretta, della consegna dell’anello cardinalizio e dell’assegnazione del titolo o della diaconia; cambiano le orazioni colletta e conclusiva; e assume una forma più breve la proclamazione della Parola di Dio.
Va premesso — come spiega l’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice — che la riforma liturgica avviata dal concilio Vaticano II ha riguardato anche i riti concistoriali di imposizione della berretta e di assegnazione del titolo ai nuovi porporati, e che il testo rinnovato della celebrazione, pubblicato in «Notitiae» 5, 1969, pp. 289-291, è stato usato per la prima volta da Paolo VI nell’aprile 1969.
Il criterio principale che guidò la redazione del nuovo rituale fu l’inserimento in un ambito liturgico di ciò che di per sé non ne faceva parte in senso proprio: la creazione di nuovi cardinali doveva essere collocata in un contesto di preghiera, evitando però al contempo ogni elemento che potesse dare l’idea di un «sacramento del cardinalato». Il concistoro, infatti, storicamente non era mai stato considerato un rito liturgico, bensì una riunione del Papa con i cardinali in relazione al governo della Chiesa e, pertanto, espressione del munus regendi, non del munus sanctificandi.
Tenendo presenti tali aspetti della storia passata e recente, in una linea di continuità con l’attuale forma del concistoro e dei suoi elementi principali, si è quindi rivista e semplificata la prassi vigente. Anzitutto vengono riprese dal rito del 1969 l’orazione colletta e l’orazione conclusiva, perché molto ricche nel contenuto e provenienti dalla grande tradizione eucologica romana. Le due preghiere, infatti, parlano esplicitamente dei poteri affidati dal Signore alla Chiesa, in particolare di quello di Pietro: il Pontefice prega anche in modo diretto per se stesso, per svolgere bene il suo ufficio. Nell’orazione colletta che viene dal Veronense, il cosiddetto Sacramentarium Leonianum, una delle fonti più antiche dell’eucologia romana — si tratta della colletta per l’anniversario dell’ordinazione episcopale del Vescovo di Roma (Mense Septembris, in natale episcoporum, v alia missa. nn. 989 e 993; Corpus Orationum, n. 2301) — il Santo Padre dice: «Oremus. Domine Deus, Pater gloriae fons honorum, qui licet Ecclesiam tuam toto orbe diffusam largitate munerum ditare non desinis, sedem tamen beati Apostoli tui Petri tanto propensius intueris, quanto sublimius esse voluisti: da mihi famulo tuo providentiae tuae dispositionibus exhibere congruenter officium; certus te universis Ecclesiis collaturum quidquid illi praestiteris, quam cuncta respiciunt. Per Dominum nostrum Iesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti, Deus, per omnia sæcula sæculorum».
Nell’orazione conclusiva, anch’essa scelta nel 1969 dal Veronense — in questo caso si tratta però di un’altra colletta per l’anniversario dell’ordinazione episcopale del Vescovo di Roma (Mense septembris, in natale episcoporum, v alia missa, «alia collecta», nn. 992; Corpus Orationum, n. 1198) — il Papa prega così: «Deus cuius universae viae misericordia est semper et veritas, operis tui dona prosequere; et quod possibilitas non habet fragilitatis humanae, tuis beneficiis miseratus impende; ut hi famuli tui, Ecclesiae tuae iugiter servientes et fidei integritate fundati, et mentis luceant puritate conspicui. Per Christum Dominum nostrum».
Anche la proclamazione della Parola di Dio assume di nuovo la forma più breve, propria del rito del 1969, con la sola pericope evangelica (Marco 10, 32-45), che è la stessa nei due rituali. Infine, si integra la consegna dell’anello cardinalizio nello stesso rito, mentre prima della riforma del 1969 l’imposizione del cappello rosso avveniva nel concistoro pubblico, seguito da quello segreto, nel quale si svolgevano anche la consegna dell’anello e l’assegnazione della chiesa titolare o della diaconia.
Oggi tale distinzione fra concistoro pubblico e segreto di fatto non viene più osservata e di conseguenza appare più coerente includere i tre momenti significativi della creazione dei nuovi cardinali nel medesimo rito.
Si conserva invece la concelebrazione del Papa con i nuovi cardinali nella Messa del giorno seguente, che si apre con l’indirizzo di omaggio e di gratitudine che il primo dei porporati rivolge al Pontefice a nome di tutti gli altri.

(©L'Osservatore Romano 7-8 gennaio 2012)

Nessun commento: