venerdì 31 agosto 2012

Il Papa: Martini ha ha servito generosamente il Vangelo e la Chiesa

Martini/ Papa: Ha servito generosamente Vangelo e Chiesa

Si è fiduciosamente abbandonato alla volontà del Signore

Roma, 31 ago. (TMNews) 

"Appresa con tristezza la notizia della morte del Cardinale Carlo Maria Martini dopo lunga infermità, vissuta con animo sereno e con fiducioso abbandono alla volontà del Signore, desidero esprimere a lei ed all'intera comunità diocesana come pure ai familiari del compianto porporato la mia profonda partecipazione al loro dolore pensando con affetto a questo caro fratello che ha servito generosamente il Vangelo e la Chiesa". E' quanto scrive Papa Benedetto XVI in un telegramma inviato ad Angelo Scola, arcivescovo di Milano.
 "Ricordo con gratitudine la sua intensa opera apostolica profusa quale zelante religioso figlio spirituale di sant'Ignazio, esperto docente, autorevole biblista e apprezzato rettore della Pontificia università Gregoriana e del Pontificio istituto biblico, e quindi come solerte e saggio arcivescovo di codesta arcidiocesi ambrosiana. Penso altresì al competente e fervido servizio da lui reso alla parola di Dio, aprendo sempre più alla comunità ecclesiale i tesori della Sacra scrittura, specialmente attraverso la promozione della lectio divina", scrive ancora il Pontefice nel telegramma.
"Elevo fervide preghiere al Signore affinché, per intercessione della Beata Vergine Maria, accolga questo suo fedele servitore e insigne pastore nella celeste Gerusalemme, e di cuore imparto a quanti ne piangono la scomparsa la confortatrice benedizione apostolica", ha concluso.

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La morte di Martini, l'ultima lezione alla chiesa e al mondo (Galeazzi)

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IL TESTO DEL TELEGRAMMA DI CORDOGLIO DEL SANTO PADRE PER LA MORTE DEL CARDINALE CARLO MARIA MARTINI

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Il Papa pensa con affetto al caro fratello Martini che ha servito generosamente il Vangelo e la Chiesa


Card.Martini: Papa, dolore per morte caro fratello e vescovo saggio

(ASCA) - Citta' del Vaticano, 31 ago 

''Appresa con tristezza la notizia della morte del cardinale Carlo Maria Martini dopo lunga infermita', vissuta con animo sereno e con fiducioso abbandono alla volonta' del signore, desidero esprimere a lei ed all'intera comunita' diocesana come pure ai familiari del compianto porporato la mia profonda partecipazione al loro dolore pensando con affetto a questo caro fratello che ha servito generosamente il Vangelo e la Chiesa'': e' quanto scrive papa Benedetto XVI in un telegramma di cordoglio per la morte dell'ex-arcivescovo di Milano inviato questa sera al suo successore, card. Angelo Scola.
Papa Ratzinger ricorda ''con gratitudine la sua intensa opera apostolica profusa quale zelante religioso figlio spirituale di Sant'Ignazio, esperto docente, autorevole biblista e apprezzato rettore della Pontificia Universita' Gregoriana e del Pontificio Istituto Biblico, e quindi come solerte e saggio arcivescovo di codesta arcidiocesi ambrosiana''. 
''Penso altresi' - prosegue il pontefice - al competente e fervido servizio da lui reso alla Parola di Dio, aprendo sempre piu' alla comunita' ecclesiale i tesori della Sacra Scrittura, specialmente attraverso la promozione della lectio divina''. Al telegramma del pontefice se ne aggiunge uno inviato dal Segretario di Stato vaticano, card. Tarcisio Bertone che a nome proprio, ''della Segreteria di Stato e dell'intera Curia romana'' esprime ''profondo cordoglio'' per la more di un ''figlio fedele di Sant'Ignazio di Loyola'' che ''ha testimoniato e insegnato il primato della vita spirituale e al tempo stesso l'ascolto attento dell'uomo nelle sue diverse condizioni esistenziali e sociali''. ''Mentre lo ricordiamo quale esperto e appassionato della Sacra Scrittura, che ha saputo far conoscere e meditare a tutte le componenti del popolo di Dio e a tante persone in cerca della verita' - conclude Bertone -, affidiamo a Dio la sua anima eletta, affinche' la accolga nel suo regno di luce e di pace''.

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Il rapporto con la Parola di Dio, una lotta che cambia la vita: biografia del cardinale Martini


Il rapporto con la Parola di Dio, una lotta che cambia la vita: biografia del cardinale Martini 

Il cardinale Martini ha impegnato la sua vita su tanti fronti, dagli studi biblici alle visite ai carcerati, dagli incontri pastorali al dialogo con i non credenti. Di seguito una sua breve biografia a cura di Sergio Centofanti: 

Il cardinale Martini nasce a Torino il 15 febbraio 1927. Entrato nella Compagnia di Gesù a soli 17 anni, sacerdote a 25 – il 13 luglio scorso aveva celebrato il 60.mo dell’ordinazione - diventa prima rettore del Pontificio Istituto Biblico e poi della Pontificia Università Gregoriana. Giovanni Paolo II lo nomina arcivescovo di Milano nel 1979, ruolo che ricopre fino al 2002, quindi lo fa cardinale. Insigne biblista, fra le sue iniziative più importanti ricordiamo l’introduzione in Diocesi della “Scuola della Parola” per accostare i laici alla Sacra Scrittura con il metodo della Lectio divina. Ascoltiamo dalla voce del cardinale Martini – raccolta da Fabio Colagrande nel 2005 - qual era il suo rapporto con la Parola di Dio: 

“Direi che è un bisogno, una necessità ed anche una lotta, un po’ come Giacobbe lotta con l’Angelo, perché la Parola è sempre superiore a noi, la Parola - in qualche maniera - ci schiaccia, ci giudica, ci infuoca interiormente. Quindi, non è mai un tranquillo discorrere con la Parola; è un ascoltarla, per essere continuamente scossi e cambiati interiormente”.

Tra le altre iniziative, il grande convegno diocesano di Assago nel 1986 sul tema del “Farsi prossimo”, da cui nascono le scuole di formazione all’impegno sociale e politico. Celebre anche la “Cattedra dei non credenti” che volle a Milano per incontrare persone in ricerca della verità. Un dialogo che considerava molto importante:

“Sì, è un dialogo molto importante. Io parlo evidentemente, innanzi tutto, ai non credenti che però pensano, riflettono, hanno un forte senso di responsabilità, una coscienza dei valori; da loro ho certamente imparato molto. Si tratta di continuare a dialogare per riconoscere i desideri profondi del cuore umano, e quindi aiutare ciascuno a trovare la sua piena autenticità”.

Finita la sua esperienza a Milano, il cardinale Martini riprende gli studi biblici vivendo a Gerusalemme senza tralasciare il suo impegno per il dialogo tra le religioni. Questa una sua testimonianza nel gennaio del 2005: 

“Io sono testimone, a Gerusalemme, di molte iniziative di dialogo tra ebrei, cristiani e musulmani. Sono molti i gesti di buona volontà, di attenzione reciproca, anche se purtroppo non raggiungono il livello dell’opinione pubblica e quindi non sono valorizzati come dovrebbero a livello politico. Però ci sono le premesse per un dialogo reale che certamente porterà a risultati positivi: lo speriamo molto!”.

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La morte del card. Martini. Non strumentalizziamo un uomo di Dio (Fabio Marchese Ragona)

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Martini, uomo del dialogo. Fu decisivo il suo ruolo nel Conclave del 2005 (Izzo)

MARTINI: UOMO DEL DIALOGO, FU  DECISIVO SUO RUOLO IN CONCLAVE

(AGI) - CdV, 31 ago. 

(di Salvatore Izzo) 

Benedetto XVI ha potuto salutarlo lo scorso 3 giugno, nell'episcopio di Milano: 7 minuti appena ma di comunicazione profonda. Uno scambio di sguardi, poche parole (a causa della malattia ormai avanzata, Martini parlava con difficolta', servendosi di un piccolo megafono). Un abbraccio fraterno.
Piu' volte, da quando e' Papa, Joseph Ratzinger aveva voluto rendere omaggio al grande cardinale gesuita, punto di riferimento dell'ala progressista nel Conclave del 2005 dopo essere stato il simbolo di una chiesa piu' aperta e dialogante per tutto il pontificato di Giovanni Paolo II, il Papa polacco che lo aveva  nominato a sorpresa arcivescovo di Milano (la piu' grande diocesi del mondo) il 29 dicembre 1979 e lo ha consacrato personalmente il 6 gennaio del 1980. Il gesuita Martini infatti era allora il magnifico rettore della Universita' Gregoriana (dopo esserlo stato del prestigioso Pontificio Istituto Biblico) ed era considerato un autorevole biblista, non certo un pastore. 
Non risulta pero' che mai Papa Wojtyla si sia pentito della sua scelta, anche se per vent'anni quello dell'arcivescovo di Milano ha poi  rappresentato una sorta di magistero parallelo, se non alternativo, tanto che il Corriere della Sera era arrivato a definirlo in un titolo "il candidato degli anglicani" al Papato, per dare conto degli ottimi rapporti (vere e proprie convergenze) tra la visione  martiniana e la Chiesa protestante inglese (che dopo aver ordinato le pastore si interroga anche sulla possibilita' di vescovi gay sposati). Questa continua contrapposizione con Roma, il cardinale la viveva senza arroganza, quasi meravigliandosi che giornali e giornalisti cogliessere le poche differenze piuttosto che la sua sostanziale obbedienza. 
Nel 1997, ad esempio, commentando il "no" definitivo di Wojtyla al sacerdozio femminile, l'arcivescovo di Milano disse: "nella storia della Chiesa primitiva pero' ci sono state le diaconesse: possiamo valutare a questa possibilita'". Gli storici della Chiesa antica replicarono immediatamente che le donne erano ammesse a un particolare servizio della carita' che si differenza dal diaconato odierno in quanto non era prevista l'ordinazione che ne fa oggi una  sorta di primo grado del sacerdozio. E il cardinale evito' di controreplicare.  
Il torinese Martini (autore di decine di libri di commento esegetico e che da professore amava fare lezione in latino) era cosi': non cercava la polemica con Roma, ma non era disposto a tacere se la pensava diversamente dal Papa. Il motto episcopale che si era scelto, del resto, e' "De veritate adversa deligere", un'affermazione che suona molto ratzingeriana: "Per la verita' scegliere le avversita'".
Cosi', da biblista, non ha tralasciato di scrivere in questi anni recensioni assai puntute ai due volumi dell'opera teologica "Gesu' di Nazaret", firmati da Joseph Ratzinger-Benedetto XVI. E il Papa tedesco non se l'e' presa affatto. 

Anzi in piu' occasioni, anche in discorsi pronunciati a braccio, ha rinnovato la sua stima e espresso considerazione per Martini, come pastore e come studioso. Non dimenticando mai quanto era accaduto il 19 aprile 2005, quando il porporato gesuita ha fatto convergere sul suo nome i cardinali progressisti, che nelle prime votazioni avevano indicato l'arcivescovo di Buenos Aires, Jorge Maria Bergoglio (anche lui gesuita).     
I due cardinali professori, il teologo e il biblista, oltre che  coetanei (classe 1927: Martini e' nato il 15 febbraio, Ratzinger il 16 aprile) hanno sempre avuto rapporti cordiali. Anzi si puo' dire che tra loro c'e' sempre stato un feeling, anche se quello divenuto Papa era allora, per il suo ufficio di prefetto dell'ex Sant'Uffizio, il custode dell'ortodossia, e l'altro, l'arcivescovo di Milano, amava invece i territori piu' impervi e inesplorati della teologia e dell'etica, dove spesso camminava rasente ai precipizi, come emerge anche dai suoi piu' recenti scritti sull'eutanasia. 
Joseph Ratzinger e Carlo Maria Martini si erano conosciuti personalmente solo nell'agosto del  1978, quando alla morte di Paolo VI l'allora arcivescovo di Monaco trascorse a Roma le settimane del preconclave. Pochi mesi prima il rettore della Gregoriana (che nel tempo libero assisteva gli anziani ospiti di una casa famiglia della Comunita' di Sant'Egidio a Trastevere) era stato chiamato da Papa Montini a predicare gli esercizi spirituali di Quaresina in Vaticano, un incarico prestigioso che qualche tempo prima era toccato anche a Karol Wojtyla.       
Si dice che l'infarto che l'uccise appena un mese dopo l'elezione  abbia sorpreso Giovanni Paolo I  mentre si struggeva per decidere chi mandare a Milano in sostituzione del cardinale Colombo, ormai anziano, e chi a Venezia, a fare il patriarca al suo posto. E che Albino Luciani pensasse per uno dei due incarichi a un gesuita, padre Bartolomeo Sorge.  In ogni caso, morto il Papa del sorriso ed eletto il vigoroso arcivescovo di Cracovia, alla fine il 10 febbraio 1980 fu un gesuita, Carlo Maria Martini, a fare l'ingresso ufficiale nella Diocesi di Milano, che ha poi guidato per oltre vent'anni.     
Nel novembre 1980, cioe' pochi mesi dopo, ha introdotto in diocesi la "Scuola della Parola" che consiste nell'aiutare il popolo di Dio ad accostare la Scrittura secondo il metodo della lectio divina. E' del novembre 1986 il grande convegno diocesano ad Assago sul tema del "Farsi prossimo", dove viene lanciata l'iniziativa delle Scuole di formazione all'impegno sociale e politico. Grande risonanza ha avuto poi la serie di incontri - iniziati nell'ottobre del 1987 - sulle "domande della fede", detti anche "Cattedra dei non credenti", indirizzati a persone in ricerca della fede. 

Uomo del dialogo, nel 1983 fu scelto come interlocutore dai militanti di Prima Linea in una "conferenza di organizzazione" che si tenne nel carcere Le Vallette di Torino, dove erano concentrati la gran parte degli imputati del "maxiprocesso" che era in corso contro l'organizzazione, che decisero di far consegnare proprio  all'arcivescovo Carlo Maria Martini le armi ancora in disponibilita' dei piellini rimasti liberi.
Del suo episcopato milanese resta memorabile il 47esimo Sinodo diocesano di Milano, che fu convocato il 4 novembre 1993 e si chiuse il primo febbraio 1995. Nel 1997 ha presieduto le diverse manifestazioni per celebrare il XVI centenario della morte di S. Ambrogio, patrono della diocesi di Milano. Vasta eco, al di la' dei limiti territoriali della diocesi, hanno avuto le sue Lettere Pastorali e i Discorsi alla citta' di Milano, con richiami all'impegno e alla coerenza non solo dei cattolici.             

Presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee  dal 1987 al 1993, Martini ha anche preso parte a numerose Assemblee del Sinodo dei Vescovi. Relatore alla VI Assemblea generale del 1983, sul tema: "Riconciliazione e penitenza nella missione della Chiesa", e' stato Membro della Segreteria del Sinodo dei Vescovi per molti diversi mandati. E proprio in uno degli ultimi Sinodi convocati da Wojtyla era intervenuto per chiedere un nuovo Concilio, proposta pero' subito archiviata dagli altri padri sinodali e da  Giovanni Paolo II.  
Dimessosi a 75 anni esatti da ogni incarico, l'arcivescovo emerito di Milano dall'11 luglio 2002 si trasferi' a Gerusalemme dove riprese gli amati studi biblici. 

E lo si vedeva passeggiare con il panama bianco e un bastone elegante nella citta' vecchia, tra la Porta di Damasco e quella di Jaffa, un itinerario che compiva spesso per recarsi dalla casa dei gesuiti biblisti al Santo Sepolcro. Il resto e' storia dei nostri giorni. La stessa malattia di Wojtyla, il morbo di Parkinson, lo costrinse qualche anno fa a rientrare in Italia, a Gallarate, da dove non era per lui possibile  spostarsi facilmente, ma grazie a internet poteva collaborare con diverse testate, tra le quali il Corriere della Sera che ogni 15 giorni gli dava una pagina per rispondere ai lettori sui temi della fede e della morale.

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La morte del card. Martini: servizio di Stefano Maria Paci

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Il cardinale Scola: Martini, pioniere del dialogo con i non credenti


Il cardinale Scola: Martini, pioniere del dialogo con i non credenti 

Grande commozione per la scomparsa del cardinale Martini nella diocesi di Milano. Ieri sera, dopo l’aggravarsi delle sue condizioni di salute, il cardinale arcivescovo di Milano, Angelo Scola, aveva invitato tutti i fedeli della Diocesi a pregare per il porporato in segno di affetto e di vicinanza. Ma ascoltiamo il cardinale Scola al microfono di Luca Collodi:

R. - Abbiamo appreso la notizia mentre eravamo riuniti come Consiglio episcopale, e insieme, ci siamo raccolti in preghiera. Adesso, abbiamo invitato tutta la diocesi, le famiglie, le parrocchie, le comunità religiose, le associazioni e i movimenti, ad intensificare la preghiera di gratitudine per la grande personalità del cardinal Martini e per il suo lungo ministero a Milano. Mi auguro che tutti noi possiamo vivere con fede questo momento di passaggio del cardinal Martini, testimone di una vita offerta e donata a Dio secondo una varietà di forme: intellettuale, grande biblista, rettore di università e pastore. Personalmente, ho avuto la possibilità di un ultimo lungo colloquio con lui sabato scorso, da cui ho ricavato sostegno e aiuto per questo delicato ministero. Sono certo che ora il cardinal Martini accompagna dall’alto la Chiesa milanese e tutti gli abitanti di questa nostra grande arcidiocesi.

D. - Molti ricordano il cardinale Martini per la sua volontà di aprire ad un rapporto fiducioso con il mondo moderno ..

R. - Certamente. Questo è stato uno degli aspetti che ha contraddistinto il suo ministero milanese e di cui tutti gli daranno atto; tutti i mondi -milanese- e non solo gliene daranno atto. 

D. - Tra l’altro è stato uno dei primi ad aprire al dialogo anche con atei ed agnostici…

R. - È vero. Perché la proposta di Gesù Cristo è sempre, di nuovo, rivolta a tutti. Il cardinale ha ripreso una grande tradizione con una sua peculiare sensibilità.

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La morte del cardinale Martini (Grana)

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Il cardinale Carlo Maria Martini, una vita tra fede e parola

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Il cardinale Martini è morto. Il Papa in preghiera. Padre Lombardi: un grande evangelizzatore (R.V.)


Il cardinale Martini è morto. Il Papa in preghiera. Padre Lombardi: un grande evangelizzatore 

Il cardinale Carlo Maria Martini si è spento questo pomeriggio: il porporato, 85 anni, malato da tempo di Parkinson, era ricoverato presso l'infermeria dell'Aloisianum, l'Istituto universitario di studi filosofici della Compagnia di Gesù a Gallarate, in provincia di Varese. Le sue condizioni di salute erano peggiorate improvvisamente ieri sera e Benedetto XVI, subito informato, si era raccolto in preghiera. Entrato nella Compagnia di Gesù a soli 17 anni, sacerdote a 25, il cardinale Martini è stato rettore del Pontificio Istituto Biblico e poi della Pontificia Università Gregoriana, prima di diventare arcivescovo di Milano nel 1980, ruolo che ha coperto fino al 2002. Tra le sue iniziative più importanti l’introduzione in Diocesi della “Scuola della Parola”, per accostare i laici alla Sacra Scrittura con il metodo della Lectio divina, e la “Cattedra dei non credenti”, serie di incontri rivolti a persone in ricerca della verità. Dopo un lungo periodo in Terra Santa era rientrato in Italia nel 2008 per le cure. Sulla figura del cardinale Martini il ricordo del direttore della Sala Stampa vaticana, il padre gesuita Federico Lombardi:   

La morte del cardinale Carlo Maria Martini è un evento che suscita grande emozione ben aldilà dei confini della pur vastissima Archidiocesi di Milano, che ha governato per 22 anni. Si tratta infatti di un vescovo che con la sua parola, i suoi numerosi scritti, le sue innovatrici iniziative pastorali ha saputo testimoniare e annunciare efficacemente la fede agli uomini del nostro tempo, guadagnandosi la stima e il rispetto di vicini e lontani, ispirando nell’esercizio del loro ministero tanti confratelli nell’episcopato in molte parti del mondo.

La formazione e la personalità di Martini erano quelle di un gesuita studioso della Sacra Scrittura. La Parola di Dio era il punto di partenza e il fondamento del suo approccio ad ogni aspetto della realtà e di ogni suo intervento, gli Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio di Loyola la matrice della sua spiritualità e della sua pedagogia spirituale, del rapporto continuo, diretto e concreto, fra la lettura della Parola di Dio e la vita, del discernimento spirituale e della decisione alla luce del Vangelo.

Fu coraggiosa intuizione di Giovanni Paolo II mettere la ricchezza culturale e spirituale di colui che era stato fino allora uno studioso, Rettore del Biblico e poi della Gregoriana, al servizio del governo pastorale di una delle diocesi più grandi del mondo. Il suo fu uno stile di governo caratteristico. Nel suo recente ultimo piccolo libro – “il Vescovo” – Martini scrive: “Non pensi il vescovo di poter guidare efficacemente la gente a lui affidata con la molteplicità delle prescrizioni e dei decreti, con le proibizioni e i giudizi negativi. Punti invece sulla formazione interiore, sul gusto e sul fascino della Sacra Scrittura, presenti le motivazioni positive del nostro agire secondo il Vangelo. Otterrà così molto di più che non con rigidi richiami all’osservanza delle norme”. 

E’ un’eredità preziosa, su cui riflettere seriamente quando cerchiamo le vie della “nuova evangelizzazione”.

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Padre Lombardi: il card. Martini, grande evangelizzatore del nostro tempo

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Il card. Martini ha rifiutato l'accanimento terapeutico. Il Papa informato sulla situazione (Izzo)

MARTINI: RIFIUTA ACCANIMENTO, PAPA INFORMATO SU SITUAZIONE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 31 ago.

Benedetto XVI e' informato costantemente sulle condizioni del cardinale Carlo Maria Martini che purtroppo, come confermato dal neurologo Gianni Pezzoli, che ha in cura da anni l'arcivescovo emerito di Milano, "e' entrato nella fase terminale". 
Il cardinale dalla meta' di agosto, "non e' piu' stato in grado di deglutire ne' cibi solidi ne' liquidi. Ma e' rimasto lucido fino all'ultimo e ha rifiutato ogni forma di accanimento terapeutico".
In sostanza, seguendo anche l'esempio di Giovanni Paolo II che e' stato ucciso dalla stessa malattia, il morbo di parkinson, il porporato gesuita ha concordato con il suo medico curante di non essere sottoposto all'intervento per posizionare la cosidetta Peg, cioe' il tubicino che il chirurgo inserisce direttamente nello stomaco e  consentirebbe di alimentarsi direttamente bypassando l'esofago. 
Tale pratica e' stata ritenuta come gia' per Giovanni Paolo II, sproporzionata. 
Nel caso specifico risulterebbe non utile anche il sondino naso-gastrico.
La dottrina ufficiale della Chiesa, come e' presentata nel Catechismo della Chiesa Cattolica ed in una istruzione specifica della Congregazione della Dottrina della Fede, chiarisce che le cure debbono essere proporzionate alla situazione del malato terminale e che stabilire il confine con l'accanimento trapeutico e' responsabilita' specifica del medico curante in dialogo con il paziente.
Alla luce del documento della Congregazione della Dottrina della Fede e' dunque "assolutamente improprio - si fa notare in Vaticano  - accostare la situazione del cardinale Martini a quella di Piergiorgio Welby, che si fece sedare e togliere il respiratore che lo manteneva in vita, o di Eluana Englaro che non era cosciente e quindi non in grado di decidere, e la cui volonta' fu dunque ricostruita dai giudici sulla base di testimonianze riguardo a frasi dette dalla giovane molti anni prima e in una situazione del tutto diversa". 

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IL CARDINALE MARTINI E' MORTO. ARTICOLI E COMMENTI

IL TESTO DEL TELEGRAMMA DI CORDOGLIO DEL SANTO PADRE PER LA MORTE DEL CARDINALE CARLO MARIA MARTINI

IL TESTO DEL MESSAGGIO DEL PAPA PER I FUNERALI DEL CARD. MARTINI

Funerali di Martini: l'omelia del card. Angelo Scola

ARTICOLI E COMMENTI

Il pietoso silenzio della Chiesa sui limiti di Martini (Socci) 

L'anti papa. Francesco Agnoli riflette sulle lodi a Martini

La proposta choc di Paolo Flores d’Arcais: Ora approvino una “legge Martini” sulla "sedazione definitiva"

Il gesuita Antonio Spadaro: "Polemiche su Martini? Farne un idolo per metterlo a tacere” (Speciale)


L'ultimo incontro fra il Papa e Martini nel commento di Marina Corradi

Il vero volto di Carlo Maria Martini. Pro veritate adversa diligere (Grana)


Il cardinale del dialogo. Certo, ok. Ma con chi e come? Martini è stato sopraffatto, in questi giorni, da panegirici acritici, eccessivi ed interessati (Morra)

Alcune critiche alla speculazione intellettuale di Carlo Maria Martini (De Marco)

La Chiesa di oggi è molto diversa da quella del 1812 ma è rimasta la stessa sotto vari aspetti per esempio nel rifiuto di arrendersi alle forze laiciste che la odiano (Cummings McLean)

Joseph Ratzinger e Martini come Narciso e Boccadoro, ma entrambi Padri (Silva)
 

Oggi la Chiesa non è più indietro ma più avanti rispetto al cammino di conversione. La coraggiosissima intervista del card. Ruini ad Aldo Cazzullo


Carlo Maria Martini, da grande cardinale, ridotto a cappellano di Corsera e Repubblica (Ronza)

Qualche domanda sull'intervista postuma al card. Martini (Jean Mercier et Samuel Bleynie)

Martini, mons. Giudici: abbandonò la scena pubblica per non lasciarsi strumentalizzare (Izzo)
Il bastone del cardinale Martini (Salvatore Izzo)

Catherine Pepinster: "Si deve supporre che l'obiettivo della critica di Martini nell'intervista fosse l'attuale Papato"

Martini e il delirio dei media nel commento di Mario Giordano

Quell'assenza dei giovani al funerale che Serra non sa spiegare...

Martini, gli eccessi degli adulatori ed il limite del buon gusto (Lomartire)

Le immagini inedite dell'ultimo incontro fra il Papa e Martini (Brunelli)

Radice: voleva che l'ultima intervista fosse inserita nel testamento. Ci chiesero di pubblicarla dopo la morte (Vecchi) 
Sorge rilancia l'intervista postuma in diretta su raiuno e la chiama "testamento spirituale". L'attacco alla Chiesa ed ai Papi

Il Papa: “Un pastore generoso e fedele”. L'omelia del card. Scola (Galeazzi)

Funerali di Martini: l'omelia del card. Angelo Scola

A Milano l'addio a Martini. Duomo e' gremito di fedeli, in centinaia restano fuori dalla cattedrale. I presenti al rito (Ansa)

Davvero straordinaria l'omelia del card. Scola

“Martini, un uomo di Dio che ha amato intensamente la Scrittura”, scrive Benedetto XVI nel messaggio per i funerali del cardinale (Gagliarducci)

Funerali del cardinale Martini. Il Papa: uomo di Dio, attento alle situazioni più difficili
 
Il racconto dei gesuiti: un bastone ha deciso l’ultimo conclave (Pederiva). Per fortuna lo Spirito Santo ignorò la raucedine del card. Ratzinger :-)

La verità è che il card. Martini non è mai stato un’alternativa né un problema per Ratzinger e Wojtyla. L'acutissima analisi di Davide Rondoni

Martini fra strumentalizzazioni ed anatemi (Acali)


“Cattedra dei non credenti ispirata da Ratzinger”. Negli appunti di Martini la rivelazione (Tornielli)

Marcello Veneziani: che cosa chiediamo ad un uomo di Chiesa? Di parlare come tutti gli altri, di assecondare lo spirito del tempo anziché invocare il tempo dello spirito?

Che cosa lascia il cardinal Martini (D'Anna)

Il Papa: anche i Cristiani di oggi rischiano di essere farisei (Izzo)


Una verità su Martini prima dell’addio (Ferrara)

The Independent sferra un attacco a Benedetto XVI e Giovanni Paolo II ma usa munizioni spuntate e tace su una semplice verità
 


Per il card. Martini quell'anticipo di simpatia che Joseph Ratzinger non ha mai avuto...(Raffaella)


Vescovi, cardinali, preti e portavoce si astengano dal rilasciare frasi di circostanza. Basta ipocrisia! Vogliamo un commento sull'intervista postuma a Martini!

Mons. Forte su Martini: Il suo amore per il Papa e la Chiesa non è mai stato in discussione, e nei confronti del successore di Pietro aveva anzi una sorta di venerazione (Vecchi)

Ecco gli applausi del mondo e il Corriere trionfante: «Chiesa indietro di 200 anni» L'intervista che fa discutere il mondo

Martini, le opinioni di Cacciari e di padre Fausti. Secondo Lombardi sarebbe superficiale descriverlo come contestatore (Izzo)

La libertà fra verità e misericordia (Jean Mercier)

Martini come l’ho conosciuto io (Massimo Introvigne)
Accanimento terapeutico, Avvenire: deformazioni e strumentalizzazioni dei fatti (Izzo)

Gli applausi a scena aperta per Martini nel commento di Antonio Socci

Le affinità intellettuali e le marcate differenze personali fra il card. Martini e Papa Benedetto (Raffaella)

Le correnti della Chiesa ed il ruolo del card. Martini nel commento di Galli della Loggia

Martini ed il Conclave del 2005. Non fu mai davvero in gioco per il Soglio di Pietro (Tornielli)

Card. Sgreccia: «La Chiesa rifiuta l'accanimento Quando le cure non servono, si aggiunge solo dolore» (Vecchi)

Il Papa e Martini: così diversi, così uguali (Rodari)

Controversia su Martini. Storia di un pastore riluttante, di una figura mediatica osannata dai beautiful people (Crippa)

La morte del card. Martini nel commento di Camillo Langone

Nel Catechismo il "no" della Chiesa alle "cure sproporzionate" (Tornielli)

Addio a Martini che si autodefinì "ante" Papa (Rodari)


Accanimento terapeutico: Ecco perché caso Martini diverso da Englaro

Martini nel ricordo di CL, Azione Cattolica ed Opus Dei

Il no di Martini all'accanimento terapeutico. Don Colombo: squallide strumentalizzazioni 


Il cordoglio di Benedetto XVI per la morte del cardinale Martini (O.R.)

La morte del cardinale Carlo Maria Martini (O.R.)


Da Politi a TmNews passando per Kocci: come usare Martini contro Ratzinger e Wojtyla

La morte del card. Martini nel commento di Giuliano Ferrara

Il cardinale Martini nel ricordo di Bagnasco, Scola e Paglia (Radio Vaticana)

Accanimento terapeutico ed eutanasia. Il Catechismo della Chiesa Cattolica è molto chiaro!

Il rapporto fra Martini e Ratzinger nel commento di Accattoli

E Martini disse di Ratzinger: sarà un grande Papa (Ambrogetti)

La morte del card. Martini nell'articolo di Calabrò

È morto il cardinale Martini. Polemica strumentale sull’accanimento terapeutico (Tempi)

La Bibbia e il pastorale. Il card. Martini si è spento oggi all'Aloisianum di Gallarate all'età di 85 anni (Sir)
 

Martini, il “grande elettore” immaginario (Magister)
 


Il commento di Andrea Tornielli 

Intervista al card. Silvestrini (Galeazzi)

Addio a Martini (Santucci)


L'ultima intervista


Intervista ad Andrea Riccardi


Intervista a Massimo Cacciari


L'articolo di Marco Ansaldo


L'articolo di Valli  

La morte di Martini, l'ultima lezione alla chiesa e al mondo (Galeazzi)

Il Papa pensa con affetto al caro fratello Martini che ha servito generosamente il Vangelo e la Chiesa

Il rapporto con la Parola di Dio, una lotta che cambia la vita: biografia del cardinale Martini

La morte del card. Martini. Non strumentalizziamo un uomo di Dio (Fabio Marchese Ragona)

Martini, uomo del dialogo. Fu decisivo il suo ruolo nel Conclave del 2005 (Izzo)
 

La morte del card. Martini: servizio di Stefano Maria Paci

Il cardinale Scola: Martini, pioniere del dialogo con i non credenti 

La morte del cardinale Martini (Grana)

Il cardinale Carlo Maria Martini, una vita tra fede e parola

Il cardinale Martini è morto. Il Papa in preghiera. Padre Lombardi: un grande evangelizzatore (R.V.)

Padre Lombardi: il card. Martini, grande evangelizzatore del nostro tempo

Il card. Martini ha rifiutato l'accanimento terapeutico. Il Papa informato sulla situazione (Izzo)


Si sono aggravate le condizioni di salute del cardinale Martini: la vicinanza del Papa nella preghiera

«È grave». Ore d'ansia per Martini Lo scorso giugno aveva incontrato il Papa (Baroni)


Il card. Martini, l'amico contestatore ma fedele di Ratzinger e Wojtyla (Izzo)

Il card. Scola chiede preghiere speciali per il cardinale Martini

Le condizioni del cardinal Martini si sono aggravate. Scola: «Pregate per lui»

Conoscenza e rispetto per un cammino di pace. Intervista al segretario del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso (Biccini)


Intervista al comboniano spagnolo Miguel Ángel Ayuso Guixot, segretario del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso

Conoscenza e rispetto per un cammino di pace

Gianluca Biccini

È stato per vent’anni missionario in Egitto e Sudan. Ed è proprio lì che ha scoperto l’importanza del  dialogo come «strumento per superare i conflitti e attingere insieme alle sorgenti della pace». Forte di questa consapevolezza e dell’esperienza maturata alla guida del Pontificio Istituto di Studi Arabi e d’Islamistica (Pisai) — di cui è stato preside dal 2006  — il comboniano spagnolo Miguel Ángel Ayuso Guixot si prepara al suo nuovo compito di segretario del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, incarico affidatogli il 30 giugno scorso da Benedetto XVI.

Il tema del dialogo continua a essere  particolarmente attuale proprio in Egitto e in Sudan. 

Direi di sì, vista la situazione che si vive in questi due Paesi. Il dialogo tra le religioni, benché non si occupi di questioni politiche, può dare il suo specifico contributo per il riconoscimento dei valori che sono alla base della giustizia e della pace, sia all’interno del Paese sia nei rapporti con altri Stati.

Come ha accolto la notizia della decisione di Benedetto XVI? 

Il Papa mi ha onorato con questa nomina, che per me era assolutamente inattesa. Gli sono infinitamente grato di aver pensato a un comune missionario per questo incarico.  Comunque sono cosciente che si tratta di una missione delicata. 

Quanto peserà nella sua attività futura la sua esperienza con l’islam? 

Devo dire che per studio e per esperienza conosco assai bene i musulmani, con i quali la Chiesa cattolica desidera dialogare in tanti modi e luoghi. Quella dell’islam è una realtà alla quale si deve dare un’attenzione particolare, senza trascurare gli altri credenti. E tutto questo conferma l’importanza che Benedetto XVI attribuisce ai rapporti islamo-cristiani.

 (©L'Osservatore Romano 1° settembre 2012)

Il Papa: i politici agiscano sempre con onestà, integrità e amore alla verità

Papa: politici agiscano con onestà

E' l'intenzione generale della preghiera di Benedetto XVI di settembre

"Perché i politici agiscano sempre con onestà, integrità e amore alla verità". 
E' l'intenzione generale di preghiera di Benedetto XVI, da lui indicata per il mese di settembre. Lo riferisce la Radio Vaticana.
"E' interessante questo trinomio: onestà, integrità e verità. 
Penso che ognuno di questi elementi dia accentuazioni specifiche che messe insieme sottolineano un colore e insieme, alla fine, formano un arcobaleno", dice alla Radio Vaticana mons. Giancarlo Bregantini, arcivescovo di Campobasso-Bojano e presidente della Commissione Cei per i problemi sociali e il lavoro, commentando il richiamo del Papa ai valori della buona politica.
"L'onestà - sottolinea - è la capacità di avere un cuore trasparente. 
L'integrità è la coerenza dall'inizio alla fine, dalla mattina alla sera, in tutti i giorni della settimana. La verità è l'aspetto di valore che è presente sia nell'integrità che nell'onestà, è la capacità di volare alto. Per cui, in questa bellissima espressione, 'onesta', integrità e verita" si completano tutte e tre insieme".

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Si sono aggravate le condizioni di salute del cardinale Martini: la vicinanza del Papa nella preghiera

Si sono aggravate le condizioni di salute del cardinale Martini: la vicinanza del Papa nella preghiera 

Benedetto XVI è stato informato ieri sera sull'aggravamento delle condizioni di salute del cardinale Carlo Maria Martini e ''segue la situazione'' da vicino, nella preghiera. Lo riferisce il vicedirettore della Sala Stampa vaticana, padre Ciro Benedettini. L'arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, ha raccomandato a “tutti i fedeli della Diocesi e a quanti l'hanno caro speciali preghiere, espressione di affetto e di vicinanza in questo delicato momento”.

Il cardinale Martini, 85 anni, è da tempo malato di Parkinson e dopo un lungo periodo in Terra Santa è rientrato in Italia nel 2008 per le cure. 

Entrato nella Compagnia di Gesù a soli 17 anni, sacerdote a 25, il cardinale Martini è stato rettore del Pontificio Istituto Biblico e poi della Pontificia Università Gregoriana, prima di diventare arcivescovo di Milano nel 1980, ruolo che ha coperto fino al 2002. Tra le sue iniziative più importanti l’introduzione in Diocesi della “Scuola della Parola”, per accostare i laici alla Sacra Scrittura con il metodo della Lectio divina, e la “Cattedra dei non credenti”, serie di incontri rivolti a persone in ricerca della verità.

Attualmente il porporato è ricoverato presso l'infermeria dell'Aloisianum, l'Istituto universitario di studi filosofici della Compagnia di Gesù a Gallarate, in provincia di Varese.

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L'avvocato di Gabriele rinuncia al mandato (Vecchi)

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Giuste le considerazioni di Vecchi. C'e' poi la domanda da un milione di euro: se Gabriele ha dato a Nuzzi le carte pubblicate nel libro, chi ha contattato la redazione de "Il Fatto" (quotidiano mai citato ne' nei comunicati ufficiali ne' della sentenza di rinvio a giudizio)?

Dallo Schülerkreis di quest’anno nascerà qualche sorpresa ecumenica? (Gagliarducci)

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Anno della Fede e 50° del Concilio Vaticano II: testi utili

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«È grave». Ore d'ansia per Martini Lo scorso giugno aveva incontrato il Papa (Baroni)

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Il Consiglio Supremo del Patriarcato armeno cattolico: la visita del Papa in Libano sia portatrice di pace in Medio Oriente


Il Consiglio Supremo del Patriarcato armeno cattolico: la visita del Papa in Libano sia portatrice di pace in Medio Oriente 

Presso il Patriarcato armeno cattolico di Jetawi, il Consiglio Supremo del Patriarcato armeno cattolico, presieduto da Sua Beatitudine Nerses Bedros XIX Tarmuni, si è riunito ieri per fare il punto della situazione sulla visita che il Papa compirà in Libano il prossimo 14 -16 settembre
“I partecipanti - si legge in un comunicato - hanno accennato alla portata storica della visita e all'influenza che la stessa potrà avere da una parte sul consolidamento della concordia nazionale e dell'altra sulla presenza dei cristiani nel Medio Oriente a partire dalla convivenza islamo- cristiana in Libano”. 
Il Consiglio ha anche “espresso la speranza che la visita sia, in questi giorni difficili, portatrice di pace, conciliazione e di dialogo per tutte le popolazioni del Medio Oriente esortando i credenti a pregare per il Santo Padre e per il suo viaggio apostolico”.

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Venezia shock per il sesso con il crocifisso

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Il Papa: i politici agiscano con onestà, integrità e amore alla verità (Radio Vaticana)


Il Papa: i politici agiscano con onestà, integrità e amore alla verità 

“Perché i politici agiscano sempre con onestà, integrità e amore alla verità”: è l’intenzione generale di preghiera di Benedetto XVI per il mese di settembre. Sul trinomio a cui si richiama il Papa per una buona politica, Alessandro Gisotti ha intervistato mons. Giancarlo Bregantini, arcivescovo di Campobasso-Boiano e presidente della Commissione Cei per i problemi sociali e il lavoro:

R. – E’ interessante questo trinomio: onestà, integrità e verità. Penso che ognuno di questi elementi dia accentuazioni specifiche che messe insieme sottolineano un colore e insieme, alla fine, formano un arcobaleno. L’onestà è la capacità di avere un cuore trasparente. L’integrità è la coerenza dall’inizio alla fine, dalla mattina alla sera, in tutti i giorni della settimana. La verità è l’aspetto di valore che è presente sia nell’integrità che nell’onestà, è la capacità di volare alto. Per cui, in questa bellissima espressione, “onestà, integrità e verità” si completano tutte e tre insieme.

D. – Quatto anni fa, il Papa nella visita pastorale a Cagliari sottolineò la necessità di una “nuova generazione di laici cristiani impegnati”. E’ qualcosa di cui oggi si sente fortemente il bisogno…

R. – Moltissimo! Specialmente in questa fase. La partecipazione a tutti i livelli - comune, provincia, regione, parlamento - è la realtà più preziosa in questo momento. La voglia di starci, di esserci, di sentire che quello che viviamo mi appartiene, ci appartiene. Per cui è importantissimo invitare in questo momento i credenti a partecipare.

D. – Qual è il contributo specifico che il cristiano può dare alla politica e più generalmente alla vita sociale?

R. – Credo che il contributo più importante sia soprattutto la coerenza di vita. Poi, avere ideali sempre alti e il gusto del bene comune. Questo discorso chiede sacrificio, chiede qualità, onestà, chiede soprattutto la voglia di impegnarsi mettendoci dentro la nostra esperienza nel vissuto, nel flusso della vita. Bisogna che i cristiani non abbiano più paura, che non si “mettano al rifugio”, che non chiudano il loro cuore, ma che siano capaci di impegnarsi nel vissuto, nella storia. Ne abbiamo un grande bisogno.

D. – In questo tempo di crisi, crisi che non è solo economica, cosa ci si deve aspettare da chi riveste incarichi politici, pubblici, a prescindere dalla loro fede?

R. – Molto ascolto ai giovani. Oggi la precarietà li rende particolarmente fragili, a tratti anche nervosi, e indubbiamente il rischio di una ribellione giovanile c’è sullo sfondo come avviene in alcuni Paesi. Questa esperienza chiede a noi un grande, specifico, contributo di attenzione. I problemi dei giovani purificano e insieme fecondano la politica e la politica risponde al dramma della realtà giovanile.

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Lunga vita al latino, una lingua per il futuro. Nasce un'Accademia Pontificia per rilanciare l’idioma di Cicerone (Tornielli)


Lunga vita al latino 

Una lingua per il futuro

Nasce un'accademia pontificia per rilanciare l’idioma di Cicerone

ANDREA TORNIELLI 

CITTÀ DEL VATICANO

«Foveatur lingua latina». 
Papa Ratzinger vuole far crescere la conoscenza della lingua di Cicerone, di Agostino e di Erasmo da Rotterdam, nell’ambito della Chiesa ma anche della società civile e della scuola e sta per pubblicare un «motu proprio» che istituisce la nuova «Pontificia Academia Latinitatis».
Fino ad oggi Oltretevere a occuparsi di mantenere in vita l’antico idioma era stata una fondazione, «Latinitas», rimasta sotto l’egida della Segreteria di Stato e ora destinata a scomparire: oltre a pubblicare l’omonima rivista e a organizzare il concorso internazionale «Certamen Vaticanum» di poesia e prosa latina, negli anni si è occupata di tradurre in latino parole moderne.
L’imminente istituzione della nuova accademia pontificia che si affianca alle undici già esistenti – tra le quali ci sono le più note dedicate alle scienze e alla vita – è confermata in una lettera che il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio consiglio della Cultura, ha inviato a don Romano Nicolini, un sacerdote riminese grande propugnatore del ritorno dell’ora di latino nella scuola media inferiore. Ravasi ha ricordato che l’iniziativa dell’Accademia è «voluta dal Santo Padre» ed è promossa dal dicastero vaticano della cultura: vi faranno parte «eminenti studiosi di varie nazionalità, con finalità di promuovere l’uso e la conoscenza della lingua latina sia in ambito ecclesiale sia in ambito civile e quindi scolastico». Un modo per rispondere conclude il cardinale nella lettera - «a numerose sollecitazioni che ci giungono da diverse parti del mondo».
Sono passati cinquant’anni da quando Giovanni XXIII, ormai alla vigilia del Concilio, promulgò la costituzione apostolica «Veterum sapientia» per definire il latino come lingua immutabile della Chiesa e ribadirne l’importanza, chiedendo alle scuole e alle università cattoliche di ripristinarlo nel caso fosse stato abbandonato o ridotto. Il Vaticano II stabilirà di mantenere il latino in alcune parti della messa, ma la riforma liturgica post-conciliare ne avrebbe abolito ogni traccia nell’uso comune. 
Così, mentre mezzo secolo fa prelati di ogni parte del mondo riuscivano a capirsi parlando l’idioma di Cesare e i fedeli mantenevano un contatto settimanale con esso, oggi nella Chiesa il latino non gode di buona salute. E sono altri ambiti, laici, interessati a promuoverla.
Oltretevere continuano munque a lavorare studiosi che propongono neologismi per tradurre le encicliche papali e i documenti ufficiali. 
Un lavoro non facile è stato quello di tradurre in latino l’ultima enciclica di Benedetto XVI, «Caritas in veritate» (luglio 2009), dedicata alle emergenze sociali e alla crisi economico finanziaria. Alcune scelte dei latinisti della Santa Sede sono state criticate da «La Civiltà Cattolica», l’autorevole rivista dei gesuiti, che ha ritenuto discutibile la scelta dei termini «delocalizatio», «anticonceptio» e «sterilizatio», approvando invece le scelte di «plenior libertas» per liberalizzazione, e di «fanaticus furor» per fanatismo. Tra le curiosità, l’espressione «fontes alterius generis» per tradurre le fonti alternative e «fontes energiae qui non renovantur» per le rinnovabili.
L’iniziativa del Papa di istituire una nuova Pontificia Accademia è un segnale significativo, di rinnovata attenzione. «Il latino educa ad avere stima delle cose belle», spiega don Nicolini, che ha diffuso nelle scuole medie diecimila copie di un opuscolo gratuito introduttivo alla lingua latina.

© Copyright La Stampa, 31 agosto 2012 consultabile online anche qui.

Slovenia, il card. Rodè si sottoporrà al test di paternità

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Gabriele cambia strategia (disposto a fare i nomi degli altri corvi?) ed il suo avvocato lascia l'incarico (Manzo)

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Qualcuno di noi ha mai pensato che il "maggiordomo" avesse agito da solo? Se fara' tutti i nomi non potremo che gioirne. Il problema e' che la nomina di un nuovo difensore fara', a mio avviso, slittare i tempi del processo.

Il card. Martini, l'amico contestatore ma fedele di Ratzinger e Wojtyla (Izzo)

MARTINI: L'AMICO CONTESTATORE MA FEDELE DI RATZINGER E WOJTYLA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 30 ago. 


Benedetto XVI ha potuto salutarlo lo scorso 3 giugno, nell'episcopio di Milano, e in questi 7 anni numerose volte ha voluto rendere omaggio al grande cardinale gesuita, punto di riferimento dell'ala progressista nel Conclave del 2005 dopo essere stato il simbolo di una chiesa piu' aperta e dialogante per tutto il pontificato di Giovanni Paolo II, il Papa polacco che lo aveva  nominato a sorpresa arcivescovo di Milano (la piu' grande diocesi del mondo) il 29 dicembre 1979 e lo ha consacrato personalmente il 6 gennaio del 1980. Il gesuita Martini infatti era il rettore della Pontificia Universita' Gregoriana ed era considerato un autorevole biblista. Non risulta che mai Papa Wojtyla si sia pentito della sua scelta, anche se per vent'anni l'arcivescovo di Milano ha poi  rappresentato una sorta di magistero alternativo, tanto che il Corriere della Sera era arrivato a definirlo in un titolo "il candidato degli anglicani" al Papato, per dare conto degli ottimi rapporti (vere e proprie convergenze) tra la chiesa martiniana e quella protestante inglese. Questa continua contrapposizione pero' il cardinale la viveva senza arroganza, quasi meravigliandosi che giornali e giornalisti cogliessere le poche differenze piuttosto che la sua sostanziale obbedienza. Nel 1997, ad esempio, commentando il "no" definitivo di Wojtyla al sacerdozio femminile, l'arcivescovo di Milano disse: "nella storia della Chiesa pero' ci sono state le diaconesse, possiamo pensare a questa possibilita'". Gli storici della Chiesa antica replicarono immediatamente che le donne erano ammesse a un particolare servizio della carita' che si differenza dal diaconato odierno in quanto non era prevista l'ordinazione che ne fa oggi una  sorta di primo grado del sacerdozio. E il cardinale evito' di controreplicare.
Il torinese Martini (autore di decine di libri di commento esegetico ed ex professore e rettore del Pontificio Istituto Biblico, prima di approdare alla Gregoriana) era cosi': non cercava la polemica con Roma, ma non era disposto a tacere se la pensava diversamente dal Papa. 

Da biblista, ad esempio, ha dedicato in questi anni recensioni puntute ai due volumi dell'opera "Gesu' di Nazaret" firmati da Joseph Ratzinger-Benedetto XVI. E il Papa tedesco non se l'e' presa affatto. Anzi in piu' occasioni, anche in discorsi pronunciati a braccio, ha rinnovato la sua stima e espresso considerazione e stima per Martini, come pastore e come studioso. Gli e' grato del resto per quanto accaduto la mattina del 19 aprile 2005, quando il porporato gesuita ha fatto convergere sul suo nome i cardinali progressisti, che nelle prime votazioni avevano indicato l'arcivescovo di Buenos Aires Bergoglio (anche lui gesuita).
I due cardinali professori, il teologo e il biblista, oltre che  coetanei (classe 1927, Martini e' nato il 15 febbraio, Ratzinger il 16 aprile) hanno sempre avuto rapporti cordiali. Anzi si puo' dire che tra loro c'e' sempre stato un feeling, anche se quello divenuto Papa era allora, per il suo ufficio di prefetto dell'ex Sant'Uffizio, il custode dell'ortodossia, e l'arcivescovo di Milano amava invece i territori inesplorati della teologia e dell'etica, dove spesso camminava rasente agli strapiombi, come emerge anche dai suoi piu' recenti scritti sull'eutanasia.  
Joseph Ratzinger e Carlo Maria Martini si erano conosciuti personalmente solo nel 1978 quando alla morte di Paolo Vi l'allora arcivescovo di Monaco trascorse a Roma le settimane del preconclave. Pochi mesi prima il rettore della Gregoriana (che nel tempo libero assisteva gli anziani ospiti di una casa famiglia della Comunita' di Sant'Egidio a Trastevere) era stato chiamato da Papa Montini a predicare gli esercizi spirituali di Quaresina in Vaticano, un incarico che qualche era toccato anche a Karol Wojtyla.
Si dice che l'infarto che uccise appena un mese dopo l'elezione Giovanni Paolo I, abbia sorpreso il Papa mentre si struggeva per decidere chi mandare a Milano in sostituzione del cardinale Colombo, ormai anziano, e chi a Venezia, a fare il patriarca al suo posto. E che Albino Luciani pensasse per uno dei due incarichi a un gesuita, padre Bartolomeo Sorge.

In ogni caso, morto il Papa del sorriso ed eletto il vigoroso arcivescovo di Cracovia, il 10 febbraio 1980 fu un gesuita, Carlo Maria Martini, a fare l'ingresso ufficiale nella Diocesi di Milano, che ha poi guidato per oltre vent'anni.
Nel novembre 1980, cioe' pochi mesi dopo, ha introdotto in diocesi la "Scuola della Parola" che consiste nell'aiutare il popolo di Dio ad accostare la Scrittura secondo il metodo della lectio divina. E' del novembre 1986 il grande convegno diocesano ad Assago sul tema del "Farsi prossimo", dove viene lanciata l'iniziativa delle Scuole di formazione all'impegno sociale e politico. Grande risonanza ha avuto poi la serie di incontri - iniziati nell'ottobre del 1987 - sulle "domande della fede", detti anche "Cattedra dei non credenti", indirizzati a persone in ricerca della fede.
Il 4 novembre 1993 ha convocato il 47esimo Sinodo diocesano di Milano, conclusosi il primo febbraio 1995. Nel 1997 ha presieduto le diverse manifestazioni per celebrare il XVI centenario della morte di S. Ambrogio, patrono della diocesi di Milano. Vasta eco, al di la' dei limiti territoriali della diocesi, hanno avuto le sue Lettere Pastorali e i Discorsi alla citta' di Milano.
Presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee  dal 1987 al 1993, Martini ha anche preso parte a numerose Assemblee del Sinodo dei Vescovi. Relatore alla VI Assemblea generale del 1983, sul tema: "Riconciliazione e penitenza nella missione della Chiesa", e' stato Membro della Segreteria del Sinodo dei Vescovi per molti diversi mandati. E proprio in uno degli ultimi Sinodi convocati da Wojtyla era intervenuto per chiedere un nuovo Concilio, proposta pero' subito archiviata da Giovanni Paolo II.
Dimessosi a 75 anni esatti da ogni incarico, l'arcivescovo emerito di Milano dall'11 luglio 2002 si trasferi' a Gerusalemme dove riprese gli amati studi biblici. E lo si vedeva passeggiare con il panama bianco e un bastone elegante nella citta' vecchia, tra la Porta di Damasco e quella di Jaffa, un itinerario che compiva spesso per recarsi dalla casa dei gesuiti biblisti al Santo Sepolcro. Il resto e' storia dei nostri giorni. La stessa malattia di Wojtyla, il morbo di Parkinson, lo costrinse qualche anno fa a rientrare in Italia, a Gallarate, da dove non era per lui possibile  spostarsi facilmente, ma grazie a internet poteva collaborare con diverse testate, tra le quali il Corriere della Sera che ogni 15 giorni gli dava una pagina per rispondere ai lettori sui temi della fede e della morale. 


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Il Papa avrebbe espresso al premier Monti preoccupazione per i sentimenti anti-italiani in Baviera (Vecchi)

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Mah...lo scetticismo ed il fastidio nei confronti di questa Europa, che non e' piu' nemmeno un'unione monetaria (malriuscita), non sono propri solo dei Bavaresi.

L'avvocato Fusco lascia la difesa del maggiordomo infedele Gabriele (Galeazzi)

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Il card. Scola chiede preghiere speciali per il cardinale Martini

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Con un solo cuore nell'isola di san Patrizio. Un convegno della Chiesa in Irlanda in vista dell'Anno della fede (O.R.)

Un convegno della Chiesa in Irlanda in vista dell'Anno della fede

Con un solo cuore nell'isola di san Patrizio


Dublino, 30. Contrastare con decisione il vento della secolarizzazione, guardando con rinnovata fiducia al futuro e rafforzare il senso di appartenenza e corresponsabilità ecclesiale. 

Nell'isola di san Patrizio, storico baluardo della fede cattolica, e oggi in cima alle classifiche dei Paesi a più alta concentrazione di persone atee -- secondo una recentissima ricerca soltanto il 47 per cento della popolazione irlandese si definisce religiosa -- la Chiesa continua a prepararsi all'ormai imminente Anno della fede (11 ottobre 2012 - 24 novembre 2013) indetto da Benedetto XVI. 
Lo ha fatto nei mesi scorsi ospitando, come noto, la celebrazione del Congresso eucaristico internazionale, che ha puntato sull'Irlanda i riflettori dell'intero orbe cattolico, ma non solo. E lo farà nelle prossime settimane, dal 13 al 15 settembre, dando vita a una conferenza pastorale nazionale, in programma ad Athlone. 
L'evento è organizzato dal consiglio episcopale per il Rinnovamento pastorale e lo sviluppo della fede adulta, guidato da monsignor Séamus Freeman, vescovo di Ossory, in collaborazione con il consiglio episcopale Giustizia e pace, diretto da monsignor Raymond W. Field, ausiliare di Dublino. Tema del convegno, «Comunione e corresponsabilità nella Chiesa». Un modo ulteriore per rispondere positivamente al pressante invito alla riforma e al rinnovamento nella fede che il Pontefice ha rivolto alla Chiesa irlandese nell'ormai famosa lettera del marzo 2010, che ha fatto seguito al noto scandalo degli abusi sessuali su minori compiuti da preti e religiosi.
Diversi, secondo un comunicato degli organizzatori, saranno gli obiettivi più rilevanti dell'appuntamento ecclesiale. La promozione del «lavoro di rinnovamento e di riforma della Chiesa cattolica in Irlanda». Il rilancio della «capacità dei partecipanti di lavorare per il rinnovamento e la riforma nei loro ambiti personali». E, infine, «la celebrazione del cinquantesimo anniversario dell'apertura del concilio Vaticano II, guardando all'imminente Anno della fede». Un laico e una suora saranno i principali relatori: Richard Gaillardetz, padre di quattro figli e docente di teologia cattolica sistematica al Boston College, e madre Colette Stevenson, terapista del matrimonio e della famiglia ed attiva, per conto della Chiesa irlandese, nel campo della tutela dei minori. Una scelta, viene sottolineato, in linea con le indicazioni rivolte da Benedetto XVI all'episcopato irlandese nella citata lettera del 19 marzo 2010: «Vi esorto dunque a rinnovare il vostro senso di responsabilità davanti a Dio, a crescere in solidarietà con la vostra gente e ad approfondire la vostra sollecitudine pastorale per tutti i membri del vostro gregge».
La necessità, per la Chiesa irlandese, di guardare con fiducia al futuro è stata espressa recentemente anche dal nunzio apostolico, l'arcivescovo Charles John Brown, durante la messa che ha concluso nei giorni scorsi l'annuale novena di preghiera al santuario mariano di Knock, nella contea di Mayo. Il presule ha invitato a «proporre la fede cattolica nella sua pienezza, bellezza e radicalità, con passione e convinzione» e a «non avere paura di affermare quegli insegnamenti che la società secolarizzata rifiuta e irride». In particolare, monsignor Brown ha voluto richiamare l'attenzione sui segnali positivi che indicano che la Chiesa irlandese non è condannata «a scomparire», nonostante le statistiche negative e gli scandali che l'hanno segnata in quest'ultimo ventennio, ricordando che essa ha vissuto altri momenti bui dai quali ha saputo uscire. Il presule ha accennato, in particolare, al sorprendente successo del congresso eucaristico di Dublino, lo scorso mese di giugno, e alla grande partecipazione di giovani al recente pellegrinaggio a Croagh Patrick. 
Parole in sintonia con quelle pronunciate nelle scorse settimane dal vice presidente della Conferenza episcopale d'Irlanda, l'arcivescovo di Dublino e primate d'Irlanda, Diarmuid Martin, a commento della ricerca demoscopica che ha posto il Paese ai vertici nel processo di secolarizzazione. Per il presule, proprio l'Anno della fede può e deve essere «un'altra occasione per contribuire a una rinnovata conversione a Cristo e alla riscoperta della fede». Infatti, la Chiesa «non può presumere che la fede passi automaticamente da una generazione all'altra».

(©L'Osservatore Romano 31 agosto 2012)