venerdì 13 aprile 2012

Mister Geox: Le scarpe ufficiali del Papa, quelle rosse, le produce un calzolaio di Vigevano e non Prada, come qualcuno ha detto e poi è rimbalzato su Internet

«Così faccio le scarpe al Papa»

IL PERSONAGGIO. L'imprenditore Mario Moretti Polegato ha incontrato gli studenti dell'università in viale Margherita

Con la pelle Nabuk conciata ad Arzignano la Geox produce un mocassino numero 41 (pianta larga) per le passeggiate nei giardini Vaticani del pontefice

Antonio Di Lorenzo

Con la pelle conciata ad Arzignano produce i mocassini per il Papa. Rivela che Ratzinger porta un numero 41 a pianta larga, ma non precisa - per riservatezza aziendale - chi è il suo fornitore di pelle vicentino.
Poi precisa: «Le scarpe ufficiali del papa, quelle rosse, le produce un calzolaio di Vigevano e non Prada, come qualcuno ha detto e poi è rimbalzato su Internet. Ma quelle da passeggio nei Giardini Vaticani sono nostre».
Mister Geox, vale a dire Mario Moretti Polegato, ha regalato agli studenti di economia presenti ieri in aula magna all'università un bel po' di storia personale, condita da vari aneddoti, ma ha anche trasmesso loro motivazioni e una grande carica di passione. L'imperativo è: «Voi potete cambiare il mondo, dovete sgorlare questo Paese di vecchi, ma dovete crederci. E soprattutto dovete diventare imprenditori di voi stessi. Aggiungere sempre un qualcosa in più a quello che vi chiedono di fare». Avanti: «Il Nordest sarà il cuore della nuova economia per merito vostro, perché è più sensibile all'innovazione. Tre quarti dell'Italia, quella che timbra il cartellino e poi va a fare la spesa o al caffé, non è pronta». Di più: «Non è importante essere piccoli, medi o grandi, ma essere bravi. Cioé unici. State sicuri che un'impresa con questa caratteristica non avrà mai crisi. E voi un lavoro l'avrete sempre». L'incontro con Moretti Polegato è il secondo del ciclo organizzato dalla Fondazione studi universitari (presente ieri con il presidente Silvio Fortuna e il direttore Carlo Terrin), il “polo” di Studi sull'impresa, e l'Istituto “Rezzara”. Mister Geox, che è nato come enologo dato che la sua famiglia produce vini (tra tutti il Prosecco Villa Sandi) ha raccontato come è nata l'idea della “scarpa che respira”. «Era il 1995 ed ero nel Nevada a promuovere i vini di famiglia. Ho voluto fare una passeggiata nel deserto. Ma i piedi mi facevano male. Con un coltellino svizzero ho fatto due fori nelle scarpe da jogging. Mi sono pure tagliato. Però ho creato la ventilazione. Al ritorno nel Veneto, invece di buttare via le scarpe, ho esaminato il problema e ho cercato una soluzione. L'innovazione nasce sempre dall'esigenza di soddisfare un bisogno. Ma migliorare un prodotto non basta: servono due altre caratteristiche. L'innovazione va protetta con un brevetto e va sperimentata, affinata con la ricerca. Io ho usato il materiale delle tute aerospaziali: lascia passare il sudore, ma non l'acqua, perché la traspirazione della pelle è una molecola 700 volte più piccola di quella dell'acqua». Quell'azienda nata sedici anni fa con cinque ragazzi, come li chiama lui, oggi ha 30 mila dipendenti (indotto compreso) produce 20 milioni di paia di scarpe, 2 milioni di pezzi di abbigliamento, ha 1.300 negozi monomarca ed è presente in 103 Paesi del mondo. All'inizio neanche la volevano la pubblicità della “scarpa con lo sbuffo”. Oggi le scarpe Geox dorate le porta anche Elton John, mentre un'altra celebrity che calza le scarpe Geox è la figlia di Barack Obama. E quegli occhiali bianchi e neri, che sono la cifra stilistica di Mr. Geox? Moretti Polegato confessa: li ha disegnati lui e indossa solo quelli perché... gli hanno portato fortuna.

© Copyright Il Giornale di Vicenza, 13 aprile 2012 consultabile online anche qui.

4 commenti:

raffaele ibba ha detto...

È una leggenda metropolinternettiana di almeno sette anni e, per alcuni aspetti, anche di settanta o ottant'anni. Perché vale infatti l'altra leggenda dell'anello del papa.
Non ne parlerei neanche più, appartiene al novero delle idiozie infime.
ciao
r

Anonimo ha detto...

Se anche fossero state di Prada non vedo lo scandalo, a caval donato non si guarda in bocca e non risulta che i predecessori abbiano mai respinto doni. Concordo con Raffaele, si tratta di idiozie infime.
Alessia

Francesco ha detto...

La storia delle scarpette Prada è cominciata poco tempo dopo la sua elezione, quando alcuni giornalisti di moda americani pubblicarono un articolo in cui elogiavano il Papa definendolo come uno degli uomini più "alla moda" del momento: i suoi paramenti liturgici vennero considerati come si considera un abito di D&G e si disse che le sue scarpe erano a marchio Prada. La Prada subdolamente non ha mai nè confermato nè smentito la notizia, mentre il Vaticano figurati se smentisce ste cose (già stanno zitti per cose ben più gravi...).
Comunque, fatto sta che in molti sono convinti che il Papa indossi scarpe Prada e questo (insieme al caso dell'anello già citato da Raffaele) si inserisce in un più ampio contesto di prospero analfabetismo religioso in cui in molti non capiscono il senso e il significato delle liturgie e dei paramenti liturgici papali.

Anonimo ha detto...

l'ultima che ho sentito sul genere è che il Papa è ricco perchè ha la croce di oro. questa frase, peraltro detta da un insegnante in classe, è stata detta proprio nei giorni in cui si parlava del bilancio in rosso del Vaticano e il Papa faceva donazioni ad Haiti (notizia ignota ai più). Altro che analfabetismo religioso!!! Maria Pia